Ecco come De Laurentiis ha rilanciato Filmauro con gli incassi del Napoli

9640 Lawlen Way, Los Angeles-Beverly Crest.  A questo indirizzo, in uno dei quartieri più esclusivi di Los Angeles, vicino alle ville di molti divi di Hollywood, c’è una delle dimore della famiglia De Laurentiis. Aurelio,  esponente di una delle famiglie di produttori cinematografici più famosi del Dopoguerra, e la moglie Jacqueline Baudit hanno deciso di fissare qui, in una residenza di 8900 metri quadrati, il loro rifugio dorato d’Oltreoceano.
Ma pochi sanno che proprio Oltreoceano è nata dodici anni fa l’idea di acquistare il Napoli facendolo risorgere dalle ceneri del fallimento. E, secondo i bene informati, proprio la moglie di Aurelio De Laurentiis, Jaqueline Baudit avrebbe avuto un ruolo fondamentale in tutta la vicenda di acquisto del club: ricca ginevrina figlia di imprenditori oltre che proprietaria di case in diversi angoli del mondo e titolare di un’azienda di import-export di arredamento di design proprio in California.
E’ necessario comunque partire dalle origini per capire appieno gli ultimi 12 anni di storia imprenditoriale di De Laurentiis e, allo stesso tempo, per leggere in controluce i risultati finanziari della casa di produzione e distribuzione Filmauro e del Napoli. Per scoprire che il presidente del club partenopeo è riuscito nell’impresa, almeno per ora, di rilanciare i risultati del suo gruppo cinematografico, attivo in un settore sempre più competitivo e soggetto a crisi congiunturali, con i ricchi incassi del Napoli, che ad oggi anche grazie a una gestione oculata forniscono quasi l’80 per cento delle entrate del gruppo De Laurentiis. 
Basta pensare che i bilanci del Napoli sono finiti in utile per otto anni consecutivi, prima del rosso dell’ultimo esercizio. Solo nell’ultimo esercizio, c’è stato il primo primo rosso di bilancio nella storia del Napoli di De Laurentiis che ha pesato quindi anche sui conti della Filmauro, la società di famiglia legata al business tradizionale del patron azzurro, il cinema, e che detiene anche la proprietà formale della Ssc Napoli. Tuttavia negli anni precedenti proprio il Napoli è stato la gallina dalle uova d’oro della Filmauro, tanto che il fatturato 2014-2015 dell’area cinema, home video, tv e diritti musicali ormai pesa solo per l’11% dell’intero giro d’affari della Filmauro. Di sicuro il Napoli calcio ha portato beneficio alla Filmauro, in quanto controllante, e in parte per alcune sinergie attivate nell’ambito dei diritti d’immagine e sponsorship, ad esempio nella produzione dei cine-panettoni natalizi. Per il resto Filmauro non ha preso dividendi dal Napoli calcio, ma questo è avvenuto tramite il pagamento dei compensi al Cda del Napoli (quindi alla famiglia De Laurentiis) per oltre 20 milioni negli ultimi anni.
20 MILIONI DI COMPENSI IN 5 ANNI
Bisogna leggere attentamente i bilanci degli ultimi dieci anni della Filmauro e del Napoli per avere una visione esatta del fenomeno. “Con l’operazione-Napoli De Laurentiis ha svoltato dal punto di vista imprenditoriale” mi spiega una fonte accennando qualche numero su un foglietto di carta. “Bastano i numeri per capirlo, basta seguire il flusso del denaro”. Il consulente che mi parla in un bar del centro di Milano, a pochi passi da Piazza Affari, segue da anni le avventure imprenditoriali della famiglia De Laurentiis. La crescita di fama di Aurelio De Laurentiis prosegue di pari passo con i suoi risultati sportivi. Il calcio ancora una volta, dimostra di essere capace di movimentare un fenomenale flusso di capitali finanziari, sia in entrata sia in uscita. La Filmauro nel 2004, anno di acquisizione del Napoli dal fallimento, era infatti un po’ distante dai fasti degli anni 70, 80 e 90 quando il padre Luigi e il più famoso zio Dino, vera star di Hollywdood, avevano prodotto film come “Un borghese piccolo piccolo” e altre pellicole celebri. Da allora i cine-panettoni avevano rilanciato i conti della società, con produzioni che aveva avuto successo al botteghino come Natale a Miami e Natale sul Nilo. Così, da qualche anno, la vera gallina dalle uova d’oro della famiglia romana è diventato il club partenopeo. “Basta pensare che negli ultimi 5 anni la famiglia De Laurentiis ha percepito più di 20 milioni di euro di compensi come amministratori e consiglieri all’interno del consiglio di amministrazione”. L’80% del consiglio di amministrazione partenopeo, infatti, è composto dai familiari del presidente. Ben stipendiati sono dunque moglie, figlio e figlia. 
C’è lui, Aurelio, poi la moglie, la ricca ginevrina Jacqueline Marie Baudit, i figli Edoardo e Valentina De Laurentiis e infine il fido manager Andrea Chiavelli, considerato vero factotum delle due principali aziende di famiglia: cioè il Napoli e la Filmauro, che controlla il club. Valentina ed Edoardo sono consiglieri anche in altre società di famiglia, dalla Filmauro fino ad alcuni veicoli immobiliari. Il real estate è infatti un’altra attività importante della famiglia.
La progressione dei ricchi emolumenti nel Cda del club azzurro è ormai periodica e costante da diversi anni, tranne l’ultimo esercizio. Tra il 2010 e il 2012 Aurelio De Laurentiis e i suoi familiari si sono concessi 8 milioni di euro di stipendi. Nel 2013-2014 (quando è stata contabilizzata la cessione di Cavani per 64 milioni) il board è stato ancor più generoso: concedendosi stipendi per oltre 5,5 milioni di euro, cifra che ha reso il consiglio di amministrazione partenopeo il più ricco d’Italia. Questo dato è più o meno fotocopia del 2012/13, in cui i consiglieri partenopei percepirono leggermente di meno, cioè oltre 5 milioni, superando anche il board della Juventus (che si era concesso 4 milioni). Infine quest’anno il consiglio di amministrazione familiare, visto anche l’aumento dei costi del club, è stato più parco e moderato, concedendosi soltanto un milione di emolumenti. Insomma, complessivamente fanno circa una ventina di milioni di stipendi dal 2010 ad oggi. E per il bilancio 2015-2016, con la cessione di Higuain, si attendono ancora lauti stipendi per la famiglia.
Non c’è nulla di poco lecito nei super-emolumenti elargiti. Il Napoli è una società privata, per lo più rilevata da un fallimento 12 anni fa, e De Laurentiis è riuscito a risanarla.
Nel frattempo, la famiglia romana è riuscita a costruire un piccolo impero immobiliare: acquistando immobili in mezza Italia, da Roma fino a Firenze ed Udine. Per un valore di svariati decine di milioni di euro. E provando ad entrare in altri settori, per ultimo quello della ristorazione.
IN DIECI ANNI 491 MILIONI DI MARGINE OPERATIVO LORDO
Insomma, un bell’affare quello messo a segno nel 2004, quando De Laurentiis rileva la società dal fallimento. Così, De Laurentiis centra il successo. Merito anche di una gestione che dal 2004 ad oggi è in positivo come differenza fra i costi e gli investimenti e quanto incassato con i ricavi: dall’acquisizione e sino agli ultimi bilanci positivi il Napoli Soccer ha generato 491 milioni di margine operativo lordo (cioè il parametro che indica la differenza tra ricavi e costi, di cui 308 ricorrenti) e 207 milioni di utile operativo (56 milioni ricorrenti). 
Una scommessa finita bene? “Di sicuro non era scontato questo esito tornando indietro nel tempo, nell’estate del 2004, quando si era concretizzato lo spettro del fallimento del club partenopeo, con la consegna dei libri in tribunale e la perdita del titolo sportivo” fa notare qualche osservatore delle vicende. Ad agosto di quell’anno si fa avanti il produttore cinematografico, che il 10 settembre acquisisce il ramo d’azienda attinente all’attività sportiva per 29,5 milioni, più l’imposta di registro del 3%. Quindi complessivamente il “ramo d’azienda” del fallito club partenopeo viene acquisito per 32,7 milioni con marchio, trofei ed il diritto a partecipare alla Serie C. De Laurentiis mette sul piatto personalmente 3 milioni. La neo-società nata dalle ceneri del fallimento è controllata al 100% dalla casa di produzione Filmauro. Ma l’operazione nasce sotto il cappello di Unicredit, anzi per essere più precisi di Capitalia, cioè la ex-Banca di Roma che tra gli anni 90 e i primi anni 2000 grazie all’influenza di Franco Carraro e Cesare Geronzi aveva orchestrato il finanziamento a una serie di club: dalla Roma della famiglia Sensi alla Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori. Le relazioni tra De Laurentiis e il mondo Unicredit-Capitalia sono del resto consolidate da anni. Non è un caso che la Filmauro, che a propria volta controlla a cascata il Napoli, sia posseduta al 10% dalla moglie di De Laurentiis, Jacqueline Marie Baudit, mentre il restante 90 per cento faccia capo a una fiduciaria,  Romafides (poi incorporata in Cordusio Fiduciaria), un veicolo creato proprio da Capitalia, la ex-Banca di Roma. Per anni si è speculato su chi fosse il reale proprietario di questo 90 per cento, schermato da un veicolo anonimo. In realtà secondo le indiscrezioni dietro Cordusio Fiduciaria non ci sarebbero altri che lo stesso De Laurentiis e la moglie Jacqueline Baudit, L’ indebitamento bancario con Unicredit, che consente di condurre in porto l’operazione, è di una trentina di milioni. Pochi sanno che in quell’occasione ad essere coinvolto era stata la divisione private banking della banca, cioè la divisione che gestisce i patrimoni dei milionari.
A convincere Aurelio De Laurentiis a realizzare quella operazione era stata anche Jacqueline Baudit, moglie di De  Laurentiis. Del resto, Jacqueline Baudit ha avuto una grande influenza nella vita imprenditoriale e sportiva di Aurelio De Laurentiis: è stata anche tra le pochissime consigliere del presidente nei suoi rapporti controversi con gli allenatori del club partenopeo: spronandolo dopo dopo l’addio del coach spagnolo Rafa Benitez a ingaggiare Maurizio Sarri, ma anche facendo da mediatrice nelle relazioni non certo idilliache durante la guida di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli. Aurelio De Laurentiis incontra Jacqueline, all’età di 24 anni, quando lei ne ha diciannove. L’incontro ha luogo nel collegio di Bath, città del Regno Unito. Dal loro matrimonio nascono tre figli: Luigi, Valentina ed Eduardo. (segue…)