Bpm-Banco e la spinta di Bonomi: ora focus sulle sofferenze

L’accelerazione della fusione Bpm-Banco che sembrava sul punto di fallire. Poi lo sprint impresso dai due Ad, Giuseppe Castagna e Pierfrancesco Saviotti, per avere il via libera di Francoforte con la benedizione del mondo politico. Secondo i bene informati uno dei fattori che avrebbe dato una forte spinta all’operazione, che sembrava ingessata, è stato l’interesse di Andrea Bonomi e della sua Investindustrial, a cui il dossier sarebbe stato presentato da alcuni azionisti di Bpm. Insomma, in un modo o nell’altro Bonomi sembra essere l’ago della bilancia di molte operazioni degli ultimi tempi, il protagonista sia nel caso di ingresso nell’azionariato sia nel caso l’eventuale preda sfugga di mano. Infatti, dopo che si sono diffusi alcune settimane fa i rumors sul possibile interesse di Bonomi, i manager del Banco Popolare e della Bpm si sono convinti a imprimere la spinta necessaria all’operazione, accettando le richieste della Bce. Come ad esempio l’aumento di capitale da un miliardo di euro per il Banco. Tutto il ricavato dell’aumento di capitale del Banco previsto tra i passaggi dell’operazione sarà destinato all’incremento dei livelli di garanzia dei non performing loan per far partire la nuova banca nascente dalla fusione con una copertura delle sofferenze a oltre il 62% e una copertura totale dei deteriorati del 48,5%.