Costa Smeralda, per il Qatar costi piu alti di quelli previsti al momento dell'acquisto da Tom Barrack

Non l'avrebbero presa bene in Qatar. La cessione da parte di Tom Barrack del fondo Colony Capital a Qatar Holding dell'ampia area turistica in Costa Smeralda si starebbe infatti dimostrando, secondo quanto risulta a questo blog, fonte di investimenti di ristrutturazione piu' elevati di quelli previsti nel business plan stabilito al momento dell'accordo con Barrack.

Di certo, i capitali non mancano al Qatar e la Costa Smeralda resta al centro dei piani di Doha. Ma di sicuro, i manager di Qia sono lo stesso molto attenti alla sostenibilita' dei loro piani finanziari. In particolare, secondo i rumors, sarebbero saliti in modo esponenziale i costi di ristrutturazione delle strutture turistiche. Nel 2012 Qatar Holding aveva comprato Smeralda Holding con i terreni e gli alberghi che già un tempo, dal lontano 1962, erano dell'Agha Khan.
A vendere era stata la Colony Capital del magnate americano, di origine libanese, Tom Barrack. A quel tempo il Qatar era già socio con una quota del 14,3% del veicolo societario che custodiva i quattro tra i più prestigiosi alberghi a cinque stelle del mondo: dal Cala di Volpe al Pitrizza, dal Romazzino al Cervo Hotel, oltre alla Marina e al Cantiere di Porto Cervo e il Pevero Golf Club, annoverato tra i 100 più importanti campi da golf al mondo. L'operazione era avvenuta attraverso una ricapitalizzazione, necessaria per abbattere il debito del gruppo di circa 200 milioni di euro, con iniezione di risorse per nuovi investimenti.
Una storia complessa quella di Costa Smeralda Holding. Il complesso turistico alberghiero creato negli anni Sessanta dall'Aga Khan faceva infatti capo dal 2003 all'imprenditore di origine libanese Barrack, attraverso il fondo di private equity Colony Capital, che rilevò il controllo dalla statunitense Starwood Hotel. Barrack aveva messo sul piatto 315 milioni di euro, per diventare proprietario dei terreni e degli alberghi un tempo posseduti dall'Agha Khan. Il principe ismailita aveva infatti deciso di vendere anche per le difficoltà burocratiche e autorizzative a realizzare il suo piano di sviluppo sui circa 2.300 ettari tra Olbia e Arzachena, terreni anche protetti dalle leggi sarde di tutela ambientale. Le sue proprietà erano, quindi, passate prima alla catena alberghiera americana Starwoord, che si era limitata alla gestione degli hotel, e poi a Tom Barrack che aveva rilevato i quattro alberghi di lusso e il 51% della proprietà dei terreni (circa 2.300 ettari) non edificati in questo angolo vip della costa settentrionale della Sardegna. Nel 2003 nell'operazione era stata coinvolta anche la Capitalia di Cesare Geronzi, che deteneva l'1,12% del consorzio con Sofipa Equity Fund e il 13,22% con Mcc, la merchant bank del gruppo romano di cui era presidente Franco Carraro.
Un'avventura durata quasi dieci anni, durante i quali il gruppo finanziario statunitense Colony Capital ha dovuto trattare a lungo con le amministrazioni regionali e locali i permessi di costruzione subordinati al rispetto dei vincoli ambientali. Proprio Barrack, negli anni scorsi, era riuscito, a differenza dei predecessori, ad ampliare le strutture degli alberghi grazie ad un accordo raggiunto con la Regione Sardegna presieduta da Renato Soru. Un anno e mezzo fa la palla e' tuttavia passata al Qatar, che ha dovuto riprendere le discussioni con le amministrazioni locali. Secondo i rumors, proprio per arrivare al cuore della politica, il Qatar potrebbe trattare su altre operazioni. Sui giornali sportivi e' uscito un interesse per il Cagliari calcio. E pure la volonta' di valutare un investimento negli ospedali sardi.