Mediaset-Vivendi, lunga causa legale in arrivo: gelo Berlusconi-Bollorè. Gli effetti sul titolo del Biscione

L’avvio della causa legale, al Tribunale di Milano, sembra ormai vicina. Se Vivendi e il suo azionista, Vincent Bollorè, non torneranno sui loro passi e non accetteranno dunque di rispettare i patti, gli avvocati di Mediaset e Fininvest sembrano ormai pronti.
A dare il via libera alla causa, che avrà come tribunale di competenza quello milanese, potrebbe dunque essere il consiglio di amministrazione Mediaset in programma oggi  per esaminare i conti del semestre: causa a tanti zeri, visto che il risarcimento richiesto potrebbe superare la cifra di 1,5 miliardi di euro.
Mediaset e Fininvest avrebbero già discusso con i propri legali storici, quelli di Chiomenti (gli avvocati Michele Carpinelli, Carlo Croff e Luca Fossati) e avrebbero fatto il punto della situazione. Sarebbe però stato deciso di affidarsi a un avvocato esterno al mondo Fininvest, un professionista molto noto nel contenzioso. Il suo nome e quello dello studio, su cui vige il più stretto riserbo, potrebbe essere comunicato da Mediaset già oggi, se verrà deciso di avviare la causa legale.
L’obiettivo è procedere per inadempienza contrattuale con tutte le conseguenze (anche borsistiche) su Mediaset. Nel corposo contratto che era stato preparato in aprile non erano previste penali, visto anche il sodalizio storico delle due parti coinvolte: gli azionisti di Vivendi e  di Mediaset, cioè la famiglia Bollorè e la famiglia Berlusconi. Ma a sorpresa ora quel sodalizio durato anni, prima fra Vincent Bollorè e Silvio Berlusconi e poi tra i figli Yannick Bolloré e Pier Silvio, potrebbe rompersi.
Il gruppo transalpino, che continua a mostrare ottimismo per un accordo con Mediaset, si giustifica mettendo in evidenza le evoluzioni nel business di Premium, che sarebbero stati alla base del sorprendente dietro-front.
Non tanto i numeri passati e presenti della pay tv (che dovrebbe secondo alcuni analisti chiudere il 2016 con circa 100 milioni di perdite), quanto quelli prospettici dei prossimi cinque anni, che a detta del gruppo francese potrebbero continuare ad evidenziare uno squilibrio finanziario per la piattaforma televisiva.
Ma Mediaset non ci sta. Secondo trapela da fonti vicine a Cologno, proprio Vivendi avrebbe avuto modo (con un proprio consulente indipendente) di analizzare i conti di Premium e soprattutto l’Arpu (ricavi medi) per cliente.  Proprio il consulente avrebbe dato il via libera all’operazione e ai conti di Premium. E, anche se ci fossero state delle riserve, Vivendi aveva tempo fino al maggio scorso per segnalarle. Non a luglio avanzato,  quando Mediaset si attendeva la comunicazione alle autorità antitrust dell’Unione europea.
Nel frattempo sembra essere sceso il gelo tra la famiglia Berlusconi e Vincent Bollorè, il finanziere bretone che controlla Vivendi e ha tanti interessi in Italia: da Telecom (sempre controllata con Vivendi), fino a Mediobanca e Generali. Dopo anni di sodalizio con Silvio Berlusconi e i suoi figli (soprattutto Piersilvio), Bollorè è finito in fuorigioco: colpa del dietrofront di Vivendi sull’accordo per acquisire Mediaset Premium. La decisione dello stop all’accordo presentato ad aprile (a favore di altre condizioni che porterebbero il gruppo transalpino al 15% di Mediaset) sarebbe stata presa proprio da Bollorè e comunicata (con un certo imbarazzo) dall’amministratore delegato De Puyfontaine l’altro ieri al gruppo di Cologno. Ora ci si chiede perché Bollorè abbia fatto uno sgarbo di questo tipo alla famiglia Berlusconi. Per conquistare il bersaglio grosso, cioè Mediaset stessa? Oppure per altre ragioni? Di sicuro, un’operazione di questo tipo (in cui non viene onorato un contratto) potrebbe procurargli qualche problema di reputazione sul mercato italiano, dove gli interessi di Bollorè sono elevati: appunto Telecom Italia, Mediobanca e Generali.
Ma quali sono gli effetti finanziari del dietrofront per Mediaset? Gli analisti di Equita calcolano che Mediaset sarebbe costretta a consolidare la pay-tv line-by-line (con stima di oltre 100 milioni di perdite nel 2016). In secondo luogo, nel 2017 ci saranno le gare per i diritti della Champions e della Serie A con necessità di nuovi investimenti. Infine, verrebbe a rompersi un`alleanza strategica con Vivendi con l’opzione di una possibile convergenza con Telecom Italia. In uno scenario di rottura con Vivendi si potrebbero ridurre le stime di Ebit del 8-10% e di utile netto del 20-25% nel periodo 2016-18 (per consolidamento della pay-tv e mancato contributo della quota in Vivendi). Dall`altro lato si aprirebbe una litigation in cui Mediaset potrà chiedere i danni (circa 1,5 miliardi richiesti) per la rottura del contratto, ma i tempi potrebbero essere assai lunghi.