La nuova cordata cinese per il Milan offre la metà di Bee: intanto Barbara Berlusconi sorride al quasi addio del broker thai

E ci risiamo. Torna in questa domenica d’attualità il riassetto azionario del Milan con l’articolo di Repubblica che parla dell’offerta di una nuova cordata cinese seguita da un comunicato di precisazione di Fininvest in cui non si nega l’interesse di altri soggetti, ma si sostiene che la trattativa con Mr Bee non è morta. Ebbene vorrei tornare sul tema per dare qualche insider in più visto che proprio il Sole 24 Ore e questa rubrica, alcuni giorni fa, hanno anticipato l’indiscrezione di un altro gruppo asiatico che si sarebbe fatto avanti a una cifra decisamente più bassa rispetto al miliardo richiesto da Silvio Berlusconi. Ebbene ecco quanto risulta a Insider. 1) La trattativa con Mr Bee non è morta, ma – utilizzando un termine medico – è in coma profondo. Insomma, appesa a un filo. Nessun problema di governance, ma più semplicemente di “soldoni”. I 480 milioni promessi non ci sono ancora: come ho già ripetuto, ci fossero stati tutti sull’unghia, la Fininvest sarebbe andata a prendere in carrozza Mr Bee in Cina. Due settimane fa, come anticipato dal Sole 24 Ore, dopo gli incontri in Cina e a Milano Bee stesso ha inviato la nuova offerta con la documentazione delle garanzie finanziarie che al momento tuttavia non è che convincono tanto. Ecco allora perché se è vero che la trattativa non è morta, è anche vero che non è che se la passa molto bene: insomma, coma profondo. 2) ma chi sarebbe questa nuova cordata? l’unico nome di gruppi cinesi finora emerso con contatti concreti negli ultimi mesi con il Milan è quello del colosso dell’ecommerce Alibaba, ma come già anticipato dal Sole 24 Ore Alibaba era interessato inizialmente a un accordo commerciale. Non è dato sapere se le trattative con Alibaba siano poi passate a prendere in considerazione una quota azionaria del Milan, ma avrebbe senso visto che il colosso cinese (tramite la divisione Alibaba Sports) ha già comprato squadre di calcio. 3) Le altre trattative sarebbero su un enterprise value del Milan assai inferiore. Insomma, scordatevi il miliardo di valutazione di Mr Bee. Si parlerebbe di circa la metà, esclusi i debiti. 4) Repubblica parla di pressing di Marina Berlusconi sul padre per spingerlo a vendere. In realtà non è proprio così.E’ stranoto che Marina Berlusconi considera il Milan una fonte di perdite, ma da sempre, non da oggi. Ma il Milan resta proprietà di Silvio Berlusconi e nulla verrà fatto senza il suo via libera. Insomma, qualsiasi decisione è sua. Piuttosto sarebbe vera un’altra cosa: la quasi-fine della trattativa con Mr Bee non avrebbe al contrario trovato particolarmente dispiaciuta Barbara Berlusconi, la figlia dell’ex-premier. Barbara che è Ad del club rossonero con deleghe commerciali non avrebbe infatti preso con particolare gioia il fatto di essere stata totalmente estraniata dalle informazioni sulla trattativa con Mr Bee, essendo target del possibile accordo con il broker thailandese in quanto amministratore delegato del Milan. Insomma Barbara Berlusconi, che è anche azionista del Milan come socio di Fininvest, non avrebbe preso bene l’assoluta mancanza di informazioni nei suoi confronti, malgrado giustificata per evitare possibili conflitti d’interesse. Mai presente alle discussioni (dove al contrario era una presenza fissa la fedelissima dell’ex-premier Licia Ronzulli) Barbara Berlusconi sarebbe al momento tra le meno dispiaciute dell’accordo ormai quasi sfumato con Mr Bee.

  • Luigi |

    Rispondo a Simone: Purtroppo assistiamo a due volontà di una famiglia divisa a metà (e non solo per questioni economiche). Fininvest (Ad Marina Berlusconi) vorrebbe disfarsi dell’ormai “palla al piede”, il Milan, società che nell’ultimo quinquennio ha prodotto solamente perdite. Dall’altra parte, c’e’ la seconda parte della famiglia, a cui il sig. Silvio Berlusconi, non deve e non può non tenere conto, costituito dai figli in seconde nozze e, in particolar modo, dalla dott.ssa Barbara Berlusconi, la quale ha nella Amministrazione del Milan, l’unico ruolo operativo nelle società della famiglia. Se non fosse per questo secondo ramo di famiglia oggi, il Milan, da circa un decennio, avrebbe un altro proprietario. Saluti.

  • Luigi |

    Rispondo a Simone: Purtroppo assistiamo a due volontà di una famiglia divisa a metà (e non solo per questioni economiche). Fininvest (Ad Marina Berlusconi) vorrebbe disfarsi dell’ormai “palla al piede”, il Milan, società che nell’ultimo quinquennio ha prodotto solamente perdite. Dall’altra parte, c’e’ la seconda parte della famiglia, a cui il sig. Silvio Berlusconi, non deve e non può non tenere conto, costituito dai figli in seconde nozze e, in particolar modo, dalla dott.ssa Barbara Berlusconi, la quale ha nella Amministrazione del Milan, l’unico ruolo operativo nelle società della famiglia. Se non fosse per questo secondo ramo di famiglia oggi, il Milan, da circa un decennio, avrebbe un altro proprietario. Saluti.

  • Simone |

    La ringrazio per la risposta. Come scritto dall’utente Luigi, quello che prima sembrava essere l’ennesima boutade di Berlusconi, “non vendo la maggioranza”, era tutto tranne che finzione.
    Tuttavia io sono arrivato ad una conclusione diversa. Nemmeno fininvest è intenzionata a vendere una quota di maggioranza. Il ruolo del Milan e di Galliani sono fondamentali per l’attività di Mediaset che si regge sui diritti tv. L’enorme inchiesta venuta fuori pochi giorno fa, i cui punti salienti erano già conosciuti da molti, su forum e siti anche non specializzati, sta a dimostrare come Il Milan svolga un ruolo fondamentale nella compravendita dei diritti, vero fulcro del business mediaset. L’impegno preso per il triennio 15-18 a maggio scorso sfiora il miliardo di euro ed è per questo difficile pensare che prima del 2018 ci sarà un disimpegno della Famiglia Berlusconi dal Milan. Se non appunto con una quota di minoranza, di per se impensabile per un club in costante perdita. Oltre tutto, altre questioni rimandano a quella data, ossia le fine del contratto con A.Galliani, come (se non erro) e la ritrovata disponibilità dei proventi tv per il Milan, oggi posti a garanzia del debite monstre della società. Per il resto mi sembra chiaro che la società sia destinata ad un futuro non roseo se dovesse perdere questo treno.

  • Simone |

    La ringrazio per la risposta. Come scritto dall’utente Luigi, quello che prima sembrava essere l’ennesima boutade di Berlusconi, “non vendo la maggioranza”, era tutto tranne che finzione.
    Tuttavia io sono arrivato ad una conclusione diversa. Nemmeno fininvest è intenzionata a vendere una quota di maggioranza. Il ruolo del Milan e di Galliani sono fondamentali per l’attività di Mediaset che si regge sui diritti tv. L’enorme inchiesta venuta fuori pochi giorno fa, i cui punti salienti erano già conosciuti da molti, su forum e siti anche non specializzati, sta a dimostrare come Il Milan svolga un ruolo fondamentale nella compravendita dei diritti, vero fulcro del business mediaset. L’impegno preso per il triennio 15-18 a maggio scorso sfiora il miliardo di euro ed è per questo difficile pensare che prima del 2018 ci sarà un disimpegno della Famiglia Berlusconi dal Milan. Se non appunto con una quota di minoranza, di per se impensabile per un club in costante perdita. Oltre tutto, altre questioni rimandano a quella data, ossia le fine del contratto con A.Galliani, come (se non erro) e la ritrovata disponibilità dei proventi tv per il Milan, oggi posti a garanzia del debite monstre della società. Per il resto mi sembra chiaro che la società sia destinata ad un futuro non roseo se dovesse perdere questo treno.

  • Luigi |

    Buongiorno. Credo che non si tratti più di semplice valutazione, o di soldi, o, ancora, di garanzie finanziarie mancanti. La trattativa è impossibile da concludere, per problemi di governance. Chi mette i soldi vuole a breve termine la maggioranza del club, cosa che Fininvest vorrebbe, ma che Silvio Berlusconi non vuole. Pertanto salteranno tutte le trattative in cui il socio entrante chiederà la maggioranza. Il Milan è un ostaggio di Silvio Berlusconi.

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