Roulette incastrata per la cessione del Casino di Venezia

Rien ne va plus, les jeux sont faits. Si adattano alla perfezione le parole dette dal croupier alla roulette per la situazione che sta vivendo il Comune di Venezia, che deve fronteggiare necessità di cassa per circa 40 milioni e assieme rispettare la Legge di stabilità. Sì perché con la carenza di fondi e dopo aver venduto azioni Save negli scorsi anni, ora Venezia deve recuperare altre risorse.  Per farlo sta provando da tempo a cedere la gestione del suo storico Casino della città lagunare. Ma la procedura, secondo le indiscrezioni, sarebbe ancora impantanata nelle sabbie mobili tra incertezze politiche e soprattutto la difficoltà a valorizzare un asset che qualche tempo fa era stato valutato addirittura 900 milioni di euro per un affidamento triennale (300 milioni all'anno). Tuttavia i conti del Casino non sono più quelli di un tempo, causa la crisi economica che ha avuto effetto anche sui tavoli verdi, e la valutazione dei potenziali compratori sembra ben più bassa.

Sembra quindi probabile che la procedura, all'interno della quale era stato individuato come advisor Kpmg, possa essere spostata all'inizio del prossimo anno. Tra gli interessati al Casino di Venezia fino a qualche tempo fa c'erano gruppi asiatici (la Sands China di Macao), russi (il magnate Reto Wittwer proprietario dei Kempinski Hotels), francesi (il gruppo Lucien Barrière), inglesi (Global leasure partner) oltre a private equity come Cvc. Insomma, una bella patata bollente per il Comune lagunare.