Delfin, la cassaforte lussemburghese di Del Vecchio in cima al mondo dopo Luxottica-Essilor

La Delfin, la holding lussemburghese della famiglia Del Vecchio, sale con la fusione tra Essilor e Luxottica in cima al maggior gruppo dell’occhialeria mondiale. Per la famiglia Del Vecchio la relazione con la Francia è di lunga data visto che già con Beni Stabili si era scelta la strada dell’unione con Fonciere des Regions, divenuta la controllante della storica società immobiliare tricolore. Il matrimonio con Essilor (raggiunto grazie agli advisor Citi, Rothschild, Mediobanca, BonelliErede e Cleary Gottlieb) porterà Del Vecchio ad essere azionista di primo piano di un gigante che potrebbe guardare in una seconda fase alla quotazione a Wall Street. Il deal, studiato da diverso tempo, avviene pochi mesi dopo il riassetto finale a favore di figli e moglie della cassaforte di Del Vecchio, cioè la Delfin. La cassaforte lussemburghese (a cui fa capo il controllo di Luxottica con il 62%) ha varato infatti nel recente passato due importanti operazioni: da una parte l’aumento di capitale che ha portato Leonardo Del Vecchio a salire nel capitale della holding fino al 25%; dall’altra parte, diverse modifiche statutarie per “blindare” la successione.
Quanto basta per sigillare, in un nuovo assetto azionario, le volontà del fondatore di Luxottica, pronto a girare alla moglie Nicoletta Zampillo – che non compariva nel libro soci della holding – il 25% di Delfin, e lasciare ai suoi 6 figli il restante 75% del capitale. Prima di questa operazione Delfin vedeva infatti il “patron” Leonardo Del Vecchio titolare dell’1,72% del capitale sociale in piena proprietà, ma con diritti di usufrutto sul cento per cento del capitale. La nuda proprietà era stata già ceduta negli anni passati in parti uguali (16,38%) ai sei figli: Claudio, Marisa e Paola nati dal primo matrimonio, Leonardo Maria, figlio della seconda moglie Nicoletta Zampillo (con cui l’imprenditore si è risposato ed è l’attuale moglie), e i figli della terza unione, Luca e Clemente. Equilibri che appunto con l’ultima operazione sono stati superati spianando così la strada all’ingresso della consorte nella holding.
Costante il flusso di dividendi che arrivano da Delfin alla famiglia, grazie all’ottima salute della holding lussemburghese che ha segnato (nell’ultimo esercizio disponibile in base ai documenti del Granducato) un utile consolidato di 552 milioni di euro, in progresso del 26% rispetto ai 437 milioni del 2014. il risultato operativo e’ stato in crescita a 1,3 miliardi da 1,1 miliardi. Il risulto netto complessivo di conto economico, incluse le quote delle minoranze ed altre variazioni, ammonta a 1,2 miliardi da 1,03 miliardi nel 2014. L’onere fiscale totale del gruppo nel 2015 e’ salito a 486 milioni da 426,7 milioni del 2014. A fine anno, Delfin deteneva principalmente il 61,8% di Luxottica e il 28,5% della Fonciere des Regions, la controllante di Beni Stabili. Gli asset complessivi del
gruppo erano pari a 13 miliardi di euro. Le immobilizzazioni finanziarie sono in bilancio a 1,7 miliardi, in calo rispetto ai 2 miliardi di fine 2014 e per 1,6 miliardi riguardano titoli “Afs” cioè availabale for sale, in flessione dagli 1,9 miliardi di fine 2014, dopo cessioni per 337 milioni, acquisti per 91 milioni e svalutazioni per 27 milioni. I titoli “availabale for sale” comprendono essenzialmente le quote in Unicredit, Generali (attualmente il 3,16%), in Beni Stabili e in alti titoli. Nell’ultimo esercizio la cassaforte ha deliberato una cedola di 41 milioni a favore del ‘patron’ Leonardo Del Vecchio.