Il Fondo Strategico Italiano accelera sul dossier Sia

Il Fondo strategico italiano (Fsi) prova ad accelerare sul dossier Sia, la società che gestisce i sistemi di pagamento della rete nazionale interbancaria, e che è attualmente controllata da un patto di sindacato che ha circa il 65% del capitale suddiviso tra Intesa Sanpaolo (30%), UniCredit (25%) ed Mps e Bnl-Bnp Paribas con quote analoghe attorno al 5 per cento.
Nelle scorse settimane ci sarebbero stati infatti contatti tra il gruppo finanziario guidato da Maurizio Tamagnini e le due grandi banche azioniste di Sia, cioè Intesa Sanpaolo e UniCredit. Fsi avrebbe quindi iniziato la due diligence sull’azienda assieme ai propri consulenti legali e contabili: lo studio Bonelli Erede Pappalardo, Ernst & Young e At Kearney.
Tuttavia, al momento, l’operazione sarebbe ancora in fase di evoluzione. Le parti si sarebbero date un intervallo di tempo (fino a fine settembre) per meglio definire i dettagli e il contenuto della transazione.
Il Fondo Strategico Italiano, infatti, non può fare operazioni nelle quali acquista il controllo delle aziende (tranne in alcuni casi elencati nello statuto) e l’offerta su Sia dovrebbe quindi coinvolgere altri soggetti come partner. Al momento, tuttavia, secondo quanto riferiscono fonti vicine all’operazione, Fsi non avrebbe ancora alzato il velo sul suo progetto e quindi l’eventuale alleato potrebbe essere svelato in un secondo momento.
Nel dossier Sia, del resto, fin dalle prime battute, quando gli attuali soci bancari hanno cominciato a riflettere nuovamente su una cessione, è parsa cruciale l’italianità del potenziale compratore. A influire sarebbero anche le indicazioni della Banca d’Italia che in più occasioni ha già fatto sapere di preferire che l’azionariato di controllo della Sia, data la rilevanza d’interesse nazionale per la gestione della "rete finanziaria", resti in mani italiane.
Negli scorsi mesi, anche se senza un processo strutturato, le banche azioniste di Sia hanno aperto (tramite i loro advisor Hsbc e studio Pedersoli) un tavolo di trattative anche con altri soggetti italiani: una proposta d’acquisto è stata avanzata dall’Istituto Centrale delle Banche Popolari presieduto da Giovanni De Censi e guidato dall’a.d. Giuseppe Capponcelli, in partnership con il gruppo Equens.
L’istituto centrale delle banche popolari e Equens, assieme agli advisor Equita e Nomura, avrebbero presentato un piano che punta a mantenere nell’azionariato anche UniCredit e Intesa Sanpaolo (con quote indicative del 5% a testa) e a coinvolgere nell’investimento alcune delle banche popolari e delle casse di risparmio azioniste di Icbpi.
L’obiettivo è sempre stato quello di difendere Sia dai gruppi stranieri che da tempo la corteggiano: ultimamente Mastercard e anni fa il fondo di private equity inglese Bridgepoint e il gruppo franco-olandese Atos. Ora anche l’ingresso sulla scena più deciso del Fondo Strategico, emanazione della Cdp, sembra creare le premesse per un finale in questa direzione.