La cessione del Genoa archivia un passo in avanti. Si è chiuso in modo costruttivo l’incontro tra il presidente del club rossoblù Enrico Preziosi, accompagnato da Alessandro Zarbano e Diodato Abbagnara e i rappresentanti di Sri Group, Giulio Gallazzi e Beniamino Anselmi.
Ora dovrebbe dunque iniziare la due diligence sul club che, se tutto procederà in modo positivo, dovrebbe concludersi con il passaggio di proprietà del Genoa. Ovviamente il condizionale è ancora d’obbligo: le parti si sarebbero lasciate, confermando una serie di impegni reciproci che dovranno essere rispettati, pena la fine delle trattative.
Inanzitutto, secondo i rumors, Giulio Gallazzi, che rappresenta due investitori esteri, sarebbe venuto incontro alle richieste di Preziosi sul lato del prezzo: la valutazione del club sarebbe attorno ai 120 milioni, anche qualcosa in più. Preziosi valutava la società, è il caso di ricordare, 130-140 milioni meno i debiti. Questi ultimi sono focalizzati soprattutto su quelli con l’Erario: una sessantina di milioni di euro.
Preziosi faceva leva soprattutto su alcuni giocatori della rosa, gioielli richiesti dalle regine del campionato (come Perin, Izzo, Laxalt, Salcedo e Pellegri), che sarebbero valutati un centinaio di milioni di euro.
Ma non è tutto: le parti avrebbero chiesto alcune garanzie reciproche necessarie al buon esito della trattativa. Una delle garanzie è sicuramente quella relativa alla solidità finanziaria degli investitori coinvolti. Gallazzi, che è a capo della società londinese Sri Group, sarebbe soltanto il regista dell’operazione ma non metterebbe soldi.
L’unico investitore al momento conosciuto è il gruppo londinese Bybrook Capital tra i cui parner c’è il manager Tariq Hamoodi, irlandese cresciuto in Canada, noto per la grande passione per il pugilato.
La società di gestione londinese, rappresentata da altri partner oltre ad Hamoodi, ha generato nel 2016 commissioni per circa 10 milioni di sterline. Uno dei presunti investimenti italiani sarebbe quello su Mps della quale Bybrook, assieme ad altri hedge fund, avrebbe comprato i bond subordinati, quando ancora si parlava di una possibile conversione degli stessi, quindi prima dell’intervento dello Stato.