Ecco perche' Etihad e Aeroflot (almeno per ora) se ne staranno ben lontane da Alitalia

È una partita a poker dall’esito imprevedibile quella che si sta giocando su Alitalia: anche perché, al momento, non si capisce chi sta facendo il classico bluff. Se a farlo sia Air France oppure se siano coloro che, in ambienti vicini ad Alitalia, continuano a sostenere che in alternativa ai francesi ci sono buone chance di un intervento di altri vettori: cioè la compagnia di Abu Dhabi Etihad, la russa Aeroflot e la cinese Hainan Airlines.
Dove sta la verità? Oppure, è giusto chiedersi, la situazione è ormai talmente complessa che tutti provano a tirare acqua al proprio mulino? A mostrarsi forte è Air France che detta la sua linea senza tentennamenti: «O le nostre condizioni vengono rispettate e ci sarà un rafforzamento della partnership con Alitalia, altrimenti la nostra risposta sarà negativa». Dall’altra parte, è il governo italiano a dettare la strategia: «Se Air France dovesse decidere di non sottoscrivere l’aumento di capitale in Alitalia – ha commentato il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi – è evidente che un partner internazionale forte va trovato».
Così continuano a trapelare le solite indiscrezioni. Secondo quanto indicato dall’agenzia di stampa Agi, una delegazione di Alitalia volerà a Mosca, la prossima settimana, per colloqui esplorativi con Aeroflot, a caccia di un partner internazionale forte. Il vettore russo ha studiato in passato e conosce bene il dossier italiano. Pur avendo escluso l’esistenza di trattative per un acquisto di quote azionarie, Aeroflot non ha smentito il suo possibile interesse a una partnership industriale con Alitalia. Tuttavia anche questa indiscrezione non trova riscontri diretti. Ambienti vicini ad Alitalia non la confermano.
L’impressione, avvalorata da ambienti finanziari vicini alla trattativa per salvare la flotta italiana, è che all’orizzonte in questo momento di partner azionari alternativi ad Air France non ce ne siano proprio.
E in futuro? Non è da escludere che vengano intavolate trattative, soprattutto con la compagnia di Abu Dhabi Etihad e la russa Aeroflot. La prima società, in particolare, è quella che già in estate aveva analizzato con maggiore attenzione i conti della società italiana guidata da Gabriele Del Torchio. Il manager italiano era stato ad Abu Dhabi e anche una delegazione di Etihad era venuta a Roma. Tutto ruotava attorno allo sviluppo di Fiumicino come hub pronto ad accogliere il traffico proveniente dal Medio Oriente e dall’Asia. Con i russi, invece, (malgrado la presenza nel Cda moscovita di un ex-manager di Alitalia come Giorgio Callegari) la partita sembra più difficile, in quanto tutto dovrebbe partire dall’inizio. E di tempo ormai non ne esiste poi tanto.
Ma una domanda sorge spontanea. Perché un gruppo straniero dovrebbe andarsi a inserire ora in una vicenda così complessa, tanto più su una società, come quello italiana, che oggi per Air France vale zero e che ha 1,9 miliardi di debiti lordi e patrimonio negativo? Forse un compratore potrebbe scendere in campo in un secondo momento, quando finalmente Alitalia avrà garanzie di continuità aziendale più solide.
Ma per avere queste garanzie Alitalia dovrà portare a termine l’aumento di capitale e dovrà ottenere dalle banche (Intesa e Unicredit) la seconda tranche di finanziamenti. E qui sta ora il nodo da risolvere. Secondo indiscrezioni molti soci (al di là dei quattro sottoscrittori cioè Immsi, Atlantia, Intesa Sanpaolo e la new entry Poste) sarebbero dubbiosi se partecipare o meno all’aumento di capitale: come ad esempio Salvatore Mancuso, vicepresidente della compagnia italiana e che tramite Equinox possiede il 3,8% del capitale di Alitalia. Mancuso si è mostrato assai scettico su un futuro con Air France. Ed è sempre quest’ultima l’ago della bilancia, in effetti. Il gruppo transalpino ha smentito di voler comprare, a due soldi, Alitalia da un fallimento anche se continuano a girare indiscrezioni su un possibile concordato in continuità. Air France ha ribadito che c’è bisogno di «una ristrutturazione molto forte» altrimenti passerà la mano. La domanda è sempre la stessa: chi sta bluffando?