L’assemblea come snodo cruciale giovedì per avviare la ricapitalizzazione da 5 miliardi. E, da lunedì della prossima settimana, il management del gruppo, con l’amministratore delegato marco Morelli, assieme alle banche del consorzio, dovrebbero riprendere i viaggi del road show per finalizzare gli incontri avuti nelle scorse settimane negli Stati Uniti, in Europa e nel Golfo Persico, oltre che le conference call delle ultime due settimane.
Facile prevedere che venga organizzato un nuovo viaggio a Doha per cercare di avanzare nei contatti con il fondo sovrano del Qatar oppure negli Stati Uniti dove il dossier è stato presentato al Quantum Fund di George Soros. Tuttavia nessuna decisione verrà probabilmente presa dagli investitori esteri sulla partecipazione (o meno) all’aumento di capitale, prima di conoscere l’esito del referendum italiano del 4 dicembre.
Nel frattempo, salvo sorprese dell’ultima ora Mps riuscirà a riunire regolarmente l’assemblea che giovedì dovrà deliberare sull’aumento da 5 miliardi. Il quorum costitutivo, pari al 20% del capitale, viene considerato ormai acquisito da fonti vicine all’operazione citate dall’agenzia stampa Ansa. Decisivo l’apporto dei fondi esteri, che seguono con attenzione la vicenda e che hanno fatto confluire le loro deleghe verso l’avvocato Dario Trevisan, storico rappresentante degli investitori istituzionali nelle assemblee delle società quotate. Un ruolo rilevante nel raggiungimento del quorum è stato svolto anche da Morrow Sodali, società di consulenza in materia di corporate governance e di raccolta deleghe, chiamata da Mps a mappare il frammentato azionariato dell’istituto senese e ad andare a caccia di voti per l’assemblea del 24 novembre. I voti raccolti dallo studio Trevisan e da Morrow Sodali si andranno ad unire all’11-12% del capitale che verrà portato in assemblea dai soci stabili di Mps: il Tesoro, Axa, Fintech, Falciai e la Fondazione Mps.