Versace, Fondo Strategico e Clessidra-Unicredit in pole position per la minoranza

Saranno individuati nel giro di qualche giorno i tre finalisti, tra i quali verrà scelto il socio di minoranza per la maison Versace. Al lavoro ci sono gli advisor finanziari dei soci di Versace (Santo con il 30%, Donatella con il 20% e Allegra con il 50%) cioè i consulenti di Banca Imi e di Goldman Sachs.
Come anticipato da «Il Sole 24 Ore» lo scorso 29 novembre, il Fondo Strategico Italiano (Fsi) – secondo quanto indicato da diverse fonti vicine alla trattativa – dovrebbe essere uno dei gruppi che saranno inseriti nella ristretta lista dei tre prescelti.
Sul tema ieri è intervenuto con un articolo anche il quotidiano inglese Financial Times, sottolineando che il Fondo Strategico sarebbe favorito e che avrebbe stretto un’alleanza con Qatar Holding per l’operazione. In realtà, secondo quanto risulta da fonti finanziarie, al momento Fsi sarebbe solo in questa fase del processo. L’offerta arrivata sul tavolo della famiglia Versace per una minoranza (un 20%) sarebbe quindi stata strutturata soltanto dal gruppo guidato da Maurizio Tamagnini.
Tuttavia, secondo alcuni rumors, non è da escludere che Fsi in un secondo momento possa cercare qualche alleato per realizzare l’operazione e magari utilizzare proprio le risorse provenienti dalla joint venture stretta un anno fa con Qatar Holding per investire sulla moda italiana (cioè Iq Made in Italy), un’intesa che fino ad oggi non ha portato alcun risultato.
Comunque non è affatto così scontato che Fsi possa avere la meglio nell’asta. Pur essendo favorito, il braccio finanziario della Cassa Depositi e Prestiti ha altri competitor agguerriti: a cominciare dal fondo di private equity Clessidra, il gruppo finanziario guidato da Claudio Sposito che si è alleato ad Unicredit per avere successo nella transazione di minoranza. In corsa ci sono poi anche il fondo Ardian, il colosso del private equity Usa Blackstone, il fondo Ccmp Capital e il gruppo finanziario Investcorp.
Una delle variabili che avranno un ruolo cruciale nella trattativa sarà la governance da sottoscrivere tra il nuovo socio di minoranza e la famiglia Versace. Già alcuni anni fa erano infatti state avviate discussioni con fondi di private equity, che si erano tuttavia sempre arenate per la difficoltà di scrivere chiare regole di governo societario tra gli investitori finanziari e la famiglia fondatrice della griffe: aspetti tanto più importanti oggi, se si pensa che una minoranza del 20% di Versace costerà davvero tanto. La valutazione del 100% della griffe si avvicina infatti al miliardo.
Insomma, è facile immaginare che un socio di minoranza, vista la cifra che dovrà mettere sul tavolo, vorrà avere anche qualche voce in capitolo sulla gestione. Tuttavia, come dimostrano le storie di crescita nel settore della moda, oggi servono importanti capitali per espandere la rete retail e commerciale, soprattutto nei mercato emergenti e in Asia. Da questo punto fermo, non può dunque prescindere Versace: tanto più se si pensa che l’obiettivo finale è la quotazione in Borsa.