Armani vale 8 miliardi: un futuro tra le sirene della Borsa, l'opzione Fondazione, la cessione a Lvmh e il sogno di un matrimonio con Luxottica

Quanto potrebbe valere Re Giorgio se mai decidera' di quotarsi? E' diventato il gruppo Giorgio Armani il sogno delle banche d'affari.

A meta' dicembre ero a una cena di Natale di una nota banca d'affari. Al tavolo con me c'erano diversi banker e non si parlava d'altro che della quotazione di Moncler. Per alcuni versi sembrava di essere tornati al magico periodo delle quotazioni delle dotcom, quando le banche d'affari trovavano il modo di quotare qualsiasi cosa, anche una tabaccheria, purche' fosse online. Ovviamente ora si parla di lusso e non di Internet: quindi le prospettive di fare cassa sono assicurate grazie alla vendita di borse e accessori ai ricchi russi, cinesi e giapponesi. Ai tempi delle dotcom, invece, gli utili erano solo futuri sulla base di previsioni di crescita poco certe.
L'unico comune denominatore resta comunque l'euforia, tra allora e adesso, che resta la stessa.
Ma torniamo alla cena della nota banca d'affari. Il gioco preferito tra i banker e' ora quello di capire quale sara' la prossima azienda del lusso-fashion che potrebbe sbarcare a Piazza Affari con la possibilita' di uguagliare il successo di Moncler ma anche di Brunello Cuccinelli e di Ferragamo.
Il sogno delle banche d'affari resta il gruppo Giorgio Armani. "Il gruppo Giorgio Armani – mi spiega un banker – potrebbe valere oltre 8 miliardi di euro in Borsa arrivando a competere con le big del listino. E sarebbe da valutare anche la scelta del listino di Hong Kong per un marchio conosciuto in Asia come Armani".

Ecco comunque il calcolo. Il gruppo Giorgio Armani chiuso il 2012 con ricavi per oltre 2 miliardi di euro, con un utile netto di 194,2 milioni e un margine operativo lordo a 416,4 milioni, oltre che liquidita' in cassa per oltre 500 milioni di euro. Moncler si e' quotata a 17,3 volte il margine operativo lordo e 30,9 volte gli utili. Ma la media dei competitor nel settore del lusso e fashion e' di 20,3 volte l'ebitda e 37,3 volte gli utili. Quindi sulla base di questi multipli Armani potrebbe valere tra 7 e 8 miliardi di euro (cioe' 194,2 milioni di utile netto moltiplicato per 37,3 volte oppure 416,4 milioni di Ebitda moltiplicato per 20,3 volte). Armani potrebbe dunque andare a confrontarsi con big come Lvmh ed Hermes, anche se rispetto a questi gruppi e' piu concentrato sull'abbigliamento. Ma la domanda da un milione di dollari e' un'altra: si quotera' mai Armani? "A 79 anni – mi diceva il banker alla cena – Giorgio Armani non ha alcuna intenzione di lasciare le luci della passerella. Ha aperto si' l'azienda ad alcuni manager, ma l'ha sempre fatto lasciando spazi di autonomia relativa ai manager e mantenendo sempre il controllo gestionale del gruppo. Insomma, almeno per ora, Giorgio Armani non sembra avere alcuna intenzione di quotarsi". E in futuro? Lo stilista tra qualche anno dovra' forse prendere una decisione per la continuita' del suo gruppo. E qui le soluzioni restano tre- quattro. "La quotazione in Borsa – spiega il banker – e' una opzione ma non l'unica. Giorgio Armani potrebbe creare una Fondazione, ma potrebbe decidere anche di dire si' ai corteggiamenti del colosso del lusso francese Lvmh di Bernard Arnault, che da diverso tempo sta provando a comprare la Giorgio Armani". Oppure c'e' una quarta soluzione che e' ispirata alla difesa del Made in Italy: "Un'ipotesi che piace – dicono diversi banker – e' la fusione con un altro colosso del lusso italiano, come puo' essere Luxottica. Inoltre fra Del Vecchio e Armani esistono gia' rapporti consolidati e cordiali. Luxottica potrebbe puntare a creare un polo del lusso come hanno gia' fatto Lvmh e Kering in Francia". E' il caso di ricordare che Giorgio Armani gia' possiede il 5 per cento di Luxottica, pacchetto che ai prezzi di Borsa vale circa 300 milioni di euro. Certo, ci sono degli ostacoli forti all'unione: Luxottica ha oggi la licenza per produrre occhiali di diverse case di moda e nel caso di fusione con Armani (del quale il gruppo di Agordo e' licenziatario) si potrebbero creare dei conflitti d'interesse. "Ma anche questo ostacolo potrebbe essere superato" spiega il banker. Insomma, per Re Giorgio il futuro e' aperto a mille ipotesi.