Una partita a scacchi dove anche un dettaglio potrebbe rendere difficile raggiungere un accordo. Il riassetto di Montepaschi è di fronte a un bivio cruciale. La Fondazione Mps starebbe infatti cercando di finalizzare la cessione di gran parte della sua quota azionaria nella banca (poco più del 30%). La dead line prevista è fine marzo e ormai le discussioni stanno entrando nella fase finale.
L’obiettivo, secondo i rumors, sarebbe cedere una quota attorno al 20 per cento, mentre il restante 10 per cento resterebbe all’ente senese che, dopo l’aumento di capitale, si diluirebbe attorno al 3 per cento.
Secondo i rumors si starebbe cercando di trovare un accordo con alcuni soggetti finanziari con i quali la Fondazione starebbe trattando da oltre un mese. Sarebbero hedge fund statunitensi, che andrebbero a dividersi la quota del 20 per cento. I nomi non sono noti, ma molti addetti ai lavori guarderebbero ai fondi speculativi che, nell’ultimo anno, hanno comprato quote importanti di banche greche, spagnole e irlandesi.
Di sicuro, chi sta trattando il 20% della Fondazione non dovrebbe avere comprato sul mercato in questi ultimi giorni, caratterizzati dalla crescita dei volumi del titolo salito a due cifre percentuali.
Il nome più gettonato, tra quelli che avrebbero comprato direttamente sul mercato, sarebbe il gruppo americano Blackrock, già azionista di Telecom Italia e che nel settore bancario è di recente salito in Intesa Sanpaolo. Altro indiziato è un colosso mondiale degli investimenti come Pimco. Sia Blackrock sia Pimco potrebbero essersi mossi per conto di fondi pensione. Inoltre potrebbe avere accumulato qualche pacchetto di azioni Mps anche qualche fondo sovrano. Soggetti che hanno contribuito a tenere su livelli da record gli scambi di questi giorni: ieri il titolo ha chiuso in calo dell’1,6%, ma è nuovamente passato di mano il 5,7% del capitale, vale a dire una quota di tre volte superiore alla media del titolo Mps.
Ma l’attivismo di questi soggetti sarebbe slegato dalle vicende sulla quota della Fondazione. La trattativa con gli hedge fund Usa sarebbe molto delicata, al punto che pochissimi ne saprebbero i nomi, la cui identità non sarebbe nemmeno a conoscenza del Ministero dell’Economia, che sta seguendo da vicino tutta l’operazione.
Il nodo da sciogliere nell’operazione è quello del prezzo. Qualsiasi investitore professionale estero farà un investimento in Mps solo nel caso in cui valuti la possibilità di un rendimento interessante. Ma il prezzo resta un aspetto cruciale anche per la Fondazione, che non può permettersi di vendere al di sotto di un certo livello.
Qualche mese fa, malgrado sulla vicenda non ci sia mai stata molta chiarezza, Cariplo e altre fondazioni avrebbero proposto all’ente senese la cifra di 14 centesimi ad azione, poi rifiutata dalla fondazione presieduta da Antonella Mansi. Oggi il titolo quota 21 centesimi, dopo i rialzi degli ultimi giorni. Ma gli hedge fund Usa starebbero trattando sul prezzo e non sarebbero disposti a venire incontro a tutte le esigenze della Fondazione.
Spettatori interessati restano le banche creditrici della Fondazione, che hanno in pegno buona parte del pacchetto che fa capo a Palazzo Sansedoni. In caso di vendita saranno quelle che dovranno passare le azioni agli acquirenti, e in questi giorni i contatti con Siena sono stati assidui: finora, ovviamente, non è avvenuta alcuna comunicazione ufficiale, ma tra gli istituti creditori si attenderebbe un annuncio a breve.