Il super-consulente Resca cerca compratori per il Milan di Berlusconi

La sera del 24 maggio, a Lisbona, la tribuna autorità dello stadio Da Luz, dove si giocava la finale di Champions League col «derby» tra Real e Atletico Madrid, ospitava personalità d’eccezione come il Re di Spagna Juan Carlos. Tra i vip presenti, dicono ci fosse anche Mario Resca. Cosa sarebbe andato a fare il super-manager che ha preso in mano Cirio dopo il crack di Cragnotti, uno dei più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi (che lo ha messo a capo dei Beni Culturali nel 2008)? Le medesime voci raccontano che sempre in tribuna ci fosse anche il miliardario cinese Peter Lim. Nome che ricorda qualcosa ai tifosi del Milan: alcuni mesi fa il magnate asiatico si era fatto avanti con un’offerta da 500 milioni di euro per il club rossonero di proprietà di Berlusconi. Ma allora, Silvio in persona, in piena campagna elettorale per le Europee, liquidò la cosa in modo tranchant: «Il Milan non si vende e comunque vale più di 500 milioni». Ad Arcore, da mesi il dossier Milan è sul tavolo: la stessa Barbara Berlusconi, che ha preso in mano le redini della società, ha apertamente parlato di un socio. Ora tra le pieghe dei delle dichiarazioni ufficiali e i rumors che da mesi circolano attorno al futuro del club, c’è chi cerca di ritagliarsi uno spazio di manovra per sondare il terreno. Ultimo in ordine di tempo a interessarsi al dossier calcio in casa Berlusconi, sarebbe stato il super-manager Mario Resca. L’ex presidente di McDonald’s Italia nonché uomo in stretti rapporti con l’ex premier (al pari del consulente Bruno Ermolli e dell’ex presidente dell’Eni Roberto Poli) si starebbe muovendo. In modo informale e ovviamente riservato. Nessun incarico ufficiale da parte della famiglia, a quanto si apprende. Le voci che circolano negli ambienti finanziari parlano di ipotesi di una possibile vendita. Cosa su cui però la famiglia e la Fininvest hanno sempre categoricamente smentito: anche ieri lo stesso ad della holding, Pasquale Cannatelli, ha negato una cessione del club. Vendita o no, su una cosa, però, Berlusconi ha ragione: il Milan vale più di 500 milioni. Il prezzo giusto del Milan che sarebbe stato sussurrato a vari avvocati d’affari milanesi è di 800 milioni: 500 milioni di equity (il fatturato è di 330 milioni più il valore immateriale del prestigio del club) e circa 300 milioni di debiti (247 quelli che risultano dall’ultimo bilancio Fininvest chiuso a fine 2012). Il calcio è da sempre un dossier delicato, nel gruppo del Biscione: perché va a toccare gli affetti e i sentimenti dello stesso Silvio Berlusconi. Vero è che il club è tecnicamente controllato al 100% dalla holding Fininvest, ma di fatto è il giardinetto personale dell’ex premier. D’altronde, fosse per i manager Fininvest, il calcio sarebbe stato ceduto da tempo, perché il conto economico della cassaforte non può più tollerare un’attività da mecenate come il calcio, che assorbe risorse ma genera solo perdite (140 milioni negli anni 2010-2011, solo 7 milioni nel 2012).  La vendita, però, è sempre stato un argomento tabù finora. Resca, dal canto suo, non è l’unico a interessarsi del dossier Ac Milan. Ormai da qualche mese diverse banche d’affari hanno il faldone sul tavolo: in prima fila Lazard, che avrebbe recapitato anche un “teaser” (promo) ad alcuni gruppi finanziari dell’Estremo Oriente, potenzialmente interessati, poi Hsbc, fino a Bnl-Bnp. Il dossier Milan è finito anche oltroceano, sulla scrivania della boutique finanziaria specializzata nell’industria dello sport, la newyorkese Inner Circle. Il tutto mentre da Arcore fioccano le smentite. Qualcosa, però si muove: Barbara sta provando a trovare un socio di minoranza per i rossoneri, magari convincendolo a investire nel progetto del nuovo stadio. Un’impresa non facile, per qualche addetto ai lavori addirittura  impossibile, visto che nessun magnate sembra disposto a investire in un club, senza poter poi comandare. Ecco, dunque, spiegato come mai consulenti e banchieri d’affari si propongano agli investitori con l’idea di una cessione totale. Sul futuro del Milan, dunque, si giocano anche i delicati, e mai stabili, equilibri familiari dei Berlusconi. La stessa Barbara sembra aver giocato la carta della dichiarazione pubblica sul futuro del Milan per sottolineare che a decidere è lei. Ma contabilmente il Milan è di proprietà della Fininvest. E lì l’ultima parola spetta a Marina. Alla fine, però, a decidere è uno solo: Silvio Berlusconi.