Fondazione Carige avvia il collocamento a sconto di una quota del 15% della banca genovese attraverso una procedura di accelerated bookbuilding. Tuttavia l’operazione parte con il piede sbagliato: il collocamento a ieri non era stato completato per cui oggi in una riunione, con l’advisor Imi, la Fondazione decidera’ se andare avanti abbassando i prezzi oppure se collocarne solo una parte. Ieri era stato annunciato il collocamento (curato da Banca Imi e di Credit Suisse) di circa 326,2 milioni di azioni ordinarie riservate ad investitori istituzionali. Interessati alcuni hedge fund esteri: tra i nomi circolati quelli degli americani York Capital e Monarch, che già nelle ultime settimane hanno avviato discussioni con gli advisor della Fondazione.
La quota messa in vendita dall’ente genovese ieri è pari al 15% del capitale e vale, agli attuali prezzi di Borsa, circa 163 milioni. La forchetta indicativa di prezzo per il collocamento è tra 0,435 e 0,48 euro, rispetto al prezzo di chiusura di 0,502 euro. L’ente ha inoltre assunto un impegno di lock-up che impedirà la vendita sul mercato per 90 giorni delle azioni complessivamente detenute al termine dell’operazione.
L’ente guidato dal presidente Paolo Momigliano ha provato a ripetere quanto fatto con successo dalla Fondazione Mps negli scorsi mesi. Il collocamento è stato deciso, dopo che diversi hedge fund e investitori istituzionali hanno mostrato interesse ad acquistare piccoli pacchetti azionari, a sconto rispetto al valore di mercato, per partecipare alla successiva ricapitalizzazione da 800 milioni di euro di giugno e al rilancio della banca genovese. Se riuscisse a collocare l’intero 15 per cento, la Fondazione dovrebbe stabilizzarsi su una quota attorno al 25%.
L’ente, che ha ottenuto la scorsa settimana dal Mef l’autorizzazione a scendere dal 43 al 19%, ha continuato nelle ultime settimane a diluire la propria quota a piccoli lotti. Era al 46,5 per cento di Carige solo qualche mese fa e, fino al collocamento di ieri, era in possesso di poco più del 40% delle azioni della banca.
Gli investitori istituzionali e gli hedge fund sono stati preferiti alla manifestazione presentata dalla Investindustrial di Andrea Bonomi, che puntava a rilevare una quota superiore al 20% di Carige.
A fare la differenza, oltre al prezzo più rotondo, sono state probabilmente anche le garanzie sulla governance della banca: chieste dalla società d’investimento di Bonomi e invece non pretese dagli investitori istituzionali. Ma la partita (anche per Bonomi) non sembra finita, perché gli hedge sono investitori di breve periodo e la banca dopo l’aumento di capitale vedrà le sue azioni in gran parte in mano al mercato e quindi vendibili.
Di sicuro, l’Ente e i suoi advisor stanno provando a cogliere una delle ultime finestre di mercato disponibili, visto che si stava riducendo il tempo a disposizione per l’Ente per trovare una soluzione adeguata: l’aumento di capitale di Banca Carige da 800 milioni, approvato definitivamente dall’ultima assemblea dei soci, sarà operativo dalla metà di giugno.
Ora l’ente provera’ a incassare la liquidità necessaria a chiudere parte dei debiti (a cominciare da quello contratto con Mediobanca), prima di valutare come comportarsi con l’aumento di capitale da 800 milioni, al termine del quale la Fondazione dovrebbe restare con una quota tra il 15 e il 20 per cento.