Le grandi banche d’affari internazionali si mettono in azione per avere un ruolo nella grande partita del riassetto azionario di Tim, una torta ricchissima visto che l’operazione, per come è stata studiata da Kkr, potrebbe valere almeno 11 miliardi di euro.
Ma in gioco c’è anche il rifinanziamento di debiti per complessivi 35 miliardi. Quindi complessivamente il deal potrebbe muovere risorse per una quarantina di miliardi, volumi che non si vedevano da parecchio tempo in Italia, dove il mercato delle fusioni e acquisizioni è in fermento ma focalizzato più che altro sulle piccole e medie capitalizzazioni.
Inoltre l’operazione potrebbe, a catena, dare la spinta ad altre transazioni, come quella sulla rete, spinta dal Governo che potrebbe utilizzare i poteri della golden power. Si apre, dunque, una torta enorme, fatta di commissioni per banche d’affari, consulenti, professionisti e studi legali, ma anche lobbisti, vista la necessità di avere un canale preferenziale con gli ambienti governativi. In questi giorni si è dunque aperta la partita dello schieramento sui diversi player in gara: per ora sono state soprattutto le grandi banche d’affari statunitensi ad essersi avvantaggiate del maxi-deal potenziale.
A muoversi per primo è stato infatti il private equity americano Kkr, che avrebbe chiamato a raccolta le maggiori banche d’affari Usa, cioè Citi, Morgan Stanley e Jp Morgan. Si tratta di una potenza di fuoco, soprattutto in termini di possibile finanziamento dell’operazione, non indifferente. Tra i consulenti ci sarebbe anche il manager Piergiorgio Peluso, ex cfo Telecom, già sul dossier Kkr-Fibercoop.
Anche Tim, cioè la società target, si starebbe muovendo per la nomina degli advisor finanziari: avrebbe già contattato Bofa Merrill Lynch, Goldman Sachs e probabilmente un’altra grande banca che potrebbe essere italiana. Del resto, Bofa e Morgan Stanley erano già le banche coinvolte, con l’aggiunta di Intesa Sanpaolo, nell’operazione di riassetto delle torri Tim-Inwit. Sulla stessa Tim starebbero provando a schierarsi anche gli advisor per conto dei consiglieri indipendenti.
Infine, anche gli altri soggetti coinvolti, alla luce delle possibili evoluzioni, starebbero parlando con alcune grandi banche d’affari internazionali: i possibili concorrenti di Kkr, cioè la cordata composta dai private equity Cvc e Advent, è affiancata per ora soltanto dalla giapponese Nomura, che in Italia ha come senior advisor l’ex amministratore delegato di Tim, Marco Patuano.
Anche il maggiore azionista di Tim, cioè la francese Vivendi, potrebbe in una seconda fase scegliere un advisor finanziario: ma al momento sarebbe assistita soltanto sul lato legale dagli avvocati d’affari dello studio Chiomenti. Anche Cdp si starebbe muovendo: tra gli advisor e le banche d’affari storicamente vicine alla Cassa Depositi e Prestiti c’è comunque Credit Suisse.
Infine le grandi banche italiane sono in attesa di capire il modo migliore per posizionarsi sull’operazione: Intesa Sanpaolo potrebbe deciderlo a giorni, anche se fino ad oggi è sempre stata molto vicino a Tim, mentre sono alla finestra Unicredit, Mediobanca e Bnl-Bnp Paribas, alla ricerca dell’angolazione preferibile.