Per 14,3 milioni di euro. E’ un numero che segna il fallimento dello storico cantiere di yacht di lusso, uno dei vanti del made in Italy della nautica, Perini Navi. Si tratta dell’esposizione verso le banche: 6,2 milioni verso Mps e 8,1 milioni verso Banca Ifis. Come noto la mancata decisione delle due banche sul salvataggio, che hanno richiesto tempo ulteriore per prendere una decisione, è stata tra le principali motivazioni che hanno portato il giudice a dichiarare il fallimento: certo, non è stata la sola motivazione, visto che era ormai iniziata la corsa dei creditori per insinuarsi al passivo.
Tuttavia, sul fronte bancario, erano stati richieste altre 4 settimane per esaminare la proposta di salvataggio, ma non era dato sapere al termine delle 4 settimane quale sarebbe stata la risposta degli istituti di credito, come spiegato nell’articolo uscito sul Sole 24 Ore che ha anticipato e riportato ampi stralci del dispositivo di fallimento del giudice ().
Ma c’è di più. Con il fallimento saranno escusse fideiussioni post fallimento di altri 4,6 milioni per Mps e 5,1 milioni per Banca Ifis. Quindi per la banca senese la perdita complessiva sarà di 10,8 milioni e per Banca Ifis di 13,2 milioni. Alle due banche, nel progetto di salvataggio, era invece stato garantito un rimborso del 40%, percentuale che con il fallimento dunque si volatilizza.
Insomma, al di là di chi siano le colpe, è certo che si arriva al fallimento di Perini Navi al termine di una procedura gestita male. Perini nautica è leader mondiale nella produzione di barche a vela di grandi dimensioni sopra i 40 metri di lunghezza, simbolo sui mercati di eleganza, lusso, innovazione e funzionalità. Ora le speranze sono che, nella procedura pre-fallimentare, qualcuno si materializzi. Ma i tempi potrebbero essere lunghi, diversi mesi, soprattutto per la ripresa dell’attività del cantiere sulle commesse ricevute.