E alla fine, dopo le ripetute indiscrezioni della settimana appena passata di numerosi quotidiani, con Il Sole 24 Ore di venerdì che dava la fusione come ormai questione di ore, è arrivato il passo cruciale. Stasera sono infatti convocati i consigli di amministrazione di Sia e Nexi per dare il via libera all’operazione. Decisi anche i passaggi più importanti su valore di Sia, concambi e governance.
Hanno dunque trovato un’intesa nelle ultime ore i private equity azionisti di Nexi, cioè Bain Capital, Advent e Clessidra, da una parte e dall’altra il socio di riferimento di Sia, cioè Cassa Depositi e Prestiti. Nella nuova compagine Cdp avra’ il 25,001% mentre i fondi avranno una quota di poco inferiore al 25% che si ridurrà nel tempo tramite successivi collocamenti. Intesa Sanpaolo invece avrà invece una partecipazione attorno al 7 per cento.
Come più volte ho spiegato in questa rubrica, arriva così a compimento ben prima di altri dossier governativi dove è coinvolta Cdp (come ad esempio Autostrade o la rete unica) il matrimonio per creare il campione tricolore del fintech capace di competere a livello europeo. Del resto, alla fine gli obiettivi di Cdp e dei fondi erano coincidenti. Il campione nazionale del fintech era uno degli obiettivi di Cdp e del Governo, all’interno del piano di potenziamento delle infrastrutture, tra le quali quelle digitali. Al contrario i fondi arrivano all’ultimo atto della loro trasformazione di Nexi, nata dalle ceneri delle vecchie Icpbi e CartsSi, in una realtà ancora più grande e con dimensioni raddoppiate con un giro d’affari attorno ai 2 miliardi.
La governance vedrà una suddivisione equilibrata: Paolo Bertoluzzo resterà Ad, fino all’uscita dei fondi dalla compagine, mentre il presidente sarà di nomina Cdp. Importante sarebbe stato l’«equity value» per Sia, superiore ai 4 miliardi di euro.