La finanza nei giorni del coronavirus: gli effetti su banche, private equity, risparmio, fusioni e acquisizioni

La finanza nell’epoca del coronavirus. Di fronte all’emergenza, cominciano a farsi previsioni sugli effetti finanziari del contagio, seppure oggi ancora limitato, nel Nord Italia. A Milano città, capitale finanziaria del Paese oltre che motore dello sviluppo economico, sono per ora da contare sul palmo di una sola mano i casi di coronavirus accertati. Ma le conseguenze immediate sono sotto gli occhi: convegni annullati e rinviati e minor fermento in una città che era abituata ad andare a 200 all’ora. Tra i ristoranti frequentati dal mondo della finanza milanese sono crollati negli ultimi giorni i clienti business: dal sant’Ambroeus in San Babila fino alla Trattoria Torre di Pisa in via Fiori Chiari e al Trussardi in piazza della Scala. Ma vediamo voce per voce quanto sta succedendo.
Investitori esteri. Le grandi banche, gli studi legali e gli advisor avevano nelle prossime settimane appuntamenti già programmati a Milano con numerosi investitori esteri, come è ormai consuetudine del settore. Gli ultimi tre giorni di coronavirus hanno provocato una pioggia di disdette degli appuntamenti e dei visitatori provenienti dall’estero. Con la promessa, se il problema si risolverà, da parte dei rappresentanti dei grandi fondi, che rimetteranno gli appuntamenti in agenda a metà marzo.
Lo smart working delle grandi banche. Unicredit, Generali e tanti altri gruppi hanno avviato iniziative di smart working a favore di tutti i dipendenti.
Il risparmio. Il Comitato di Presidenza di Assogestioni, in seguito all’emergenza epidemiologica da COVID-2019 e in linea con le recenti disposizioni emanate dalla Regione Lombardia, sta valutando in queste ore la possibilità di posticipare le date dell’undicesima edizione del convegno a mercoledì 24, giovedì 25 e venerdì 26 giugno. L’eventuale conferma dello spostamento sarà comunicata venerdì 28 febbraio. La data originariamente prevista per il Salone del Risparmio è martedì 31 marzo – giovedì 2 aprile 2020.
Le fusioni e acquisizioni. Si preparano a rallentare in Italia le fusioni e acquisizioni nel primo trimestre dell’anno. Si spera tuttavia che il mercato italiano possa difendersi grazie alla sua peculiarità e la focalizzazione sulle Pmi e non sui grandi deal: l’Italia è infatti caratterizzata da una marea di piccoli deal (quasi 1000 nel 2019). L’obiettivo del 2020, in termini di M&A, era quello di superare almeno quota 50 miliardi di volumi, sul livello del quadriennio tra il 2014 e il 2017, pur stando ben al di sotto del livello record del 2018 (94 miliardi). Infatti dopo 6 anni di crescita quasi continua, il mercato italiano delle fusioni ed acquisizioni aveva già chiuso il 2019 in forte frenata, per quanto riguarda i controvalori: con operazioni, secondo le stime Kpmg, intorno ai 37,8 miliardi di euro (-60% rispetto al 2018).
Si guardava quindi alla pipeline del 2020 per tornare a rivedere volumi sul livello di tre anni fa. Il mondo della finanza, già galvanizzato dall’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi, puntava ad altri dossier di rilievo: come la fusione Sia-Nexi. E poi c’era una lunga lista di operazioni nel settore del private equity: a cominciare dalla vendita, prevista in primavera, del gruppo Cigierre, proprietario di catene di ristoranti fra cui Old Wild West. Ma gli ultimi tre giorni, con l’aumento dei casi di coronavirus in Italia, potrebbero mettere in stand-by le operazioni di M&A che erano in rampa di lancio nel primo trimestre. Molto dipenderà dalla lunghezza dell’emergenza sanitaria. Uno dei fattori chiave sarà la difficoltà di prevedere con certezza l’evoluzione del fatturato e della redditività delle aziende potenzialmente in vendita, soprattutto quelle più esposte all’economia cinese, come nel settore del lusso.
Il debito. i comitati crediti delle banche, sulla scia delle notizie degli ultimi giorni, appaiono più prudenti nel concedere linee di finanziamento. Stesso discorso per i vari prestiti-ponte in attesa di trasformarsi in bond, necessari a finanziare alcune delle ultime acquisizioni dei private equity: da Dedalus a Engineering, fino a Gamenet, Golden Goose e Forno d’Asolo. L’incertezza di certo non aiuta ad aumentare la capacità di assorbimento del mercato. Ma la speranza è che l’emergenza possa risolversi in breve.