L'autunno caldo dello spread (ora a quota 281) in attesa della legge di bilancio

Si avvicina sempre più a quota 300 il differenziale di rendimento fra il Btp decennale e l’equivalente Bund tedesco. Lo spread ha chiuso in allargamento a 281 punti base rispetto alla chiusura del giorno precedente a 274, dopo aver scambiato per gran parte della seduta intorno a 285 punti base, dopo che nel giorno di Ferragosto aveva toccato i 290 punti. Il valore si sta avvicinando verso quota 300, soglia superata a fine maggio quando il presidente Sergio Mattarella aveva bocciato Paolo Savona come ministro dell’Economia. Strappo poi ricucito con la nomina di Savona al ministero degli Affari europei. Il rendimento del decennale del Tesoro è al 3,10%. Il differenziale tra Btp e Bonos è arrivato a 172 punti, un livelllo che non si vedeva “dal 2011 quando la speculazione contro l’Italia portò alla caduta del governo Berlusconi”.
Di sicuro è atteso un autunno caldo per le finanze italiane, con i riflettori puntati sulle prossime mosse del governo Lega-5Stelle in tema di legge di bilancio. In autunno arriva infatti il banco di prova più importante e il timore degli investitori esteri è che possano essere violate le regole di bilancio europee.
Così i riflettori sono anche sugli acquirenti dei bond italiani. L’agenzia di stampa Bloomberg sostiene che ci si potrebbe attendere “un cambiamento strutturale enorme nella domanda (di bond) della seconda nazione più indebitata dell’Eurozona”. La garanzia della Bce, il famoso scudo Btp, verrà infatti a mancare. Oggi la Bce, con l’avvio del Quantitative easing, è diventata uno dei principali detentori del nostro debito pubblico: circa 384 miliardi. Gli investitori esteri hanno inoltre scaricato Btp per 58 miliardi tra maggio e giugno. In questa situazione pericolosamente negativa, c’è da dire che ben presto i bond italiani potrebbero perdere, oltre allo scudo del Quantitative easing, anche quello delle banche italiane, che sono i maggiori possessori del debito del Paese. A sostenerlo è la banca d’affari Goldman Sachs. “I cambiamenti in atto, insieme al rischio di un deterioramento dei capital ratio-rating delle banche a causa della debolezza dei debiti sovrani potrebbero rendere più difficile per le banche domestiche farsi avanti come acquirenti di bond domestici”. C’è da ricordarsi che tutti gli anni, per stare in piedi, l’Italia deve piazzare sui mercati 400 miliardi di titoli di Stato. E se non dovesse succedere?