Gli armatori italiani in crisi finiscono nel radar dei fondi e gruppi esteri. Dopo i casi di Premuda e della Rbd Armatori, ora anche la Giuseppe Bottiglieri è oggetto di una contesa tra potenziali compratori.
Per la società di Napoli ci sarebbe infatti una nuova proposta di concordato da parte di una una joint venture tra la greca Oceanbulk e l’italiana Augustea, che fa capo alla famiglia Zagari, assistiti da Leonardo & Co sul lato finanziario e dallo studio Molinari sul versante legale. L’alleanza tra i due operatori avrebbe trovato anche l’accordo con le banche. La Giuseppe Bottiglieri Shipping Company di Napoli, con 15 navi di proprietà battenti bandiera italiana, rappresenta il 7% della capacità di carico della flotta italiana.
La nuova proposta di concordato sarà così concorrente a quella del fondo Bain Capital, assistito da Mediobanca, che nel luglio scorso ha affiancato la famiglia Bottiglieri per presentare un piano concordatario da sottoporre ai creditori e al Tribunale di Napoli . Ora deciderà dunque il Tribunale sull’offerta migliore: l’adunanza dei creditori è prevista a inizio febbraio.
A fine 2016 l’esposizione della Giuseppe Bottiglieri con le banche, assistite dallo studio Linklaters, ammontava a circa 420 milioni. Gli istituti più esposti sono Unicredit , Bper, Mps, Mps Capital Service, Banco di Napoli (Intesa Sanpaolo ) e Ubi, ma anche Unicredit Luxembourg e Bnl BnpParibas.
I fondi sfruttano la situazione di difficoltà di alcuni armatori, gravati dai debiti con le banche. Nel mirino è già finita la genovese Premuda, nata dalle ceneri del colosso statale Finmare, controllata dalla famiglia di armatori Rosina, ora in mano a Pillarstone Italy, operatore sostenuto dal fondo americano Kkr. Sempre Pillarstone Italy ha poi rilevato i debiti della Rbd Armatori, che tuttavia l’11 gennaio scorso è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Torre del Greco.
