E’ alle battute finali il riassetto azionario sull’energia verde di Edison. Sono arrivate, una decina di giorni fa, le offerte vincolanti per una quota nel business rinnovabili di Edison.
Secondo le indiscrezioni, le proposte sarebbero arrivate da almeno 3-4 gruppi finanziari europei, specializzati in investimenti di minoranza in infrastrutture e rinnovabili. In base ai rumors, le offerte sarebbero dell’investitore svizzero Energy Infrastructure Partners (Eip), del gruppo francese Predica Energies Durables (veicolo di investimento dedicato alle energie verdi controllato da Crédit Agricole Assurance), del gruppo finanziario londinese Arjun Infrastructure Partners e, infine, della piattaforma di investimento danese, Aip.
Sul tavolo del processo competitivo c’è una minoranza del business rinnovabili di Edison, compresa tra il 40 e il 49 per cento. Secondo alcune stime degli analisti, la quota messa in vendita da Edison, assistita nell’operazione da Lazard e Société Générale, potrebbe valere 400 milioni, su una valutazione complessiva delle attività quindi di 1 miliardo.
Le rinnovabili sono al centro della strategia di Edison. A maggio l’azienda guidata da Nicola Monti ha annunciato di aver avviato una riflessione sull’ingresso nel veicolo nel quale sono raggruppati tutti gli asset eolici e fotovoltaici, Edison renewables, di un partner finanziario di minoranza che possa accompagnare l’azienda con un’ottica di presenza di lungo termine e che sposi dunque il business plan della società. Il piano sarà attuato prevalentemente attraverso una crescita organica e attraverso selettive operazioni di M&A. Edison, in coerenza con il piano integrato energia e clima italiano e con il green deal europeo, ha quindi annunciato l’obiettivo di incrementare la propria quota di capacità rinnovabile installata, sia nell’eolico sia nel fotovoltaico, dagli attuali 1,1 gigawatt a 4 gigawatt al 2030. Il piano si traduce, alla fine, in investimenti per circa 3 miliardi di euro al 2030, in modo da accompagnare la crescita richiesta dalla sfida della transizione energetica.
Di sicuro, la tendenza tra le grandi utility e le società multinazionali dell’energia è quella di cedere una quota di minoranza del business delle rinnovabili a investitori istituzionali, per crescere e poter investire. La stessa Eni, dopo aver esaminato tutte le opzioni strategiche a disposizione, ha deciso alla fine di quotare a Piazza Affari la sua nuova società attiva nel retail e nel settore delle energie rinnovabili, con una valutazione che potrebbe essere compresa tra 9 miliardi e 11 miliardi di euro, compreso il debito