Moby presenta piano concordatario al Tribunale. Ma resta il no degli hedge fund

Scade domani il termine per presentare al tribunale di Milano un piano di risanamento finanziario del gruppo dei traghetti Moby, il cui azionista è la famiglia Onorato. All’appello manca il via libera di una classe importante di creditori, in grado di influenzare l’esito finale della vicenda: cioè gli obbligazionisti raccolti in Ad Hoc Group, in gran parte hedge fund che hanno fatto incetta del bond da 300 milioni di euro. Ci sarebbe invece il possibile benestare al piano degli altri creditori, tra cui le banche (che sarebbero alla finestra) e i commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria.
Oggi sarebbero previste alcune riunioni in vista della scadenza di domani, ma la situazione resta comunque complessa. Secondo indiscrezioni, Moby e i suoi legali di Gianni Origoni starebbero lavorando comunque a un piano concordatario in continuità, da presentare domani, per garantire le rotte e l’occupazione, malgrado non ci sia il favore di un gruppo importante di obbligazionisti. La palla passerà dunque, in ogni caso, al Tribunale che dovrà decidere quale procedura seguire e se dare (o meno) seguito al piano presentato da Moby.
Il piano concordatario dovrebbe ricalcare l’offerta presentata nel febbraio scorso, quando la società dei traghetti ha presentato una proposta migliorativa rispetto a quella dello scorso mese di dicembre, in sostanza un aggiornamento (al rialzo) delle soluzioni già prospettate alla fine del 2020. Proprio su quest’ultima offerta non era comunque stato trovato un accordo con gli obbligazionisti di Ad Hoc Group. Nel frattempo questi ultimi, assieme allo studio Gatti Pavesi Bianchi, starebbero realizzando un proprio piano da presentare in Tribunale.
La compagnia dei traghetti è finita in default, dopo che non ha pagato a inizio 2019 né la cedola sul bond da 300 milioni di euro, con scadenza 2023, né gli interessi dovuti sulla linea di credito «revolving» da 260 milioni.