Bastano due dati per capire cosa sta succedendo nella testa degli investitori in questo momento: Unicredit in crollo del 7 per cento e Mps in rialzo del 7 per cento. E’ chiaro, quasi trasparente. Ed è inutile dirlo. Oltre che sulla vicenda Aspi, anche sulla vicenda Unicredit-Mps il governo italiano si giocherà una fetta di credibilità di fronte agli investitori internazionali.
Jean Pierre Mustier se ne è andato da Unicredit, resterà per l’ordinaria amministrazione ma il suo passo è ormai archiviato. Ora Unicredit è una banca europea, sistemica. Si tratta di una public company con centinaia di investitori istituzionali, la maggioranza esteri. Serve chiarezza perché i grandi investitori non reggono l’incertezza.
Ora Mustier magari ha deciso la rottura per una serie di ragioni: la sua idea di banca non era quella del resto del consiglio. Magari il no alle nozze tra Unicredit e Mps, se non a certe rigide condizioni, ha influito oppure ha influito solo in parte.
Come spiegato da Equita, per consentire il mantenimento della neutralità sul capitale e sul profilo di rischio della banca, l’acquisizione di MPS da parte di Unicredit richiederebbe 5mld di capitale, che potrebbero essere mobilizzati attraverso un aumento di capitale di MPS da 2,5 miliardi e il riconoscimento delle DTA non computabili nel CET che fanno capo a Unicredit e/o MPS (2,5 miliardi). In questo scenario resterebbe l`overhang rappresentato dall`eventuale quota del MEF (11% post fusione) e dalla diluzione sull’Eps (13%) nonostante sinergie pre-tasse per 754 milioni (+10% utile pro-forma).
Ma a questo punto gli investitori sono convinti di una cosa: che Mustier se ne vada perché voleva opporsi alle nozze con Mps. Proprio per questo motivo ora c’è bisogno di rassicurazioni. A cominciare dalla scelta di un Ad che non sollevi in alcun modo il rischio di vedere piazza Gae Aulenti collegata a doppia mandata a Roma. Ci vuole un manager sopra le parti e con visione europea, perché quella è la platea di Unicredit. Il mandato per la ricerca del nuovo Ad è in mano al cacciatore di teste Spencer Stuart.
Il nome di Matteo Del Fante, super manager di Poste italiane ma anche espressione del Governo, è stato smentito come possibile papabile. Resta una rosa infinita: si va da Alessandro Decio (Banco Desio), Gianni Papa (ex-Unicredit), Marco Morelli (ex-Mps), Giuseppe Castagna (Banco Bpm), Flavio Valeri (Deutsche Bank), oppure scelte interne come Francesco Giordano, Carlo Vivaldi e Diego De Giorgi. Nelle ultime ore è riapparso anche il nome di Victor Massiah (ex Ubi). Infine rumors parlano anche Andrea Orcel, il Ronaldo dei banchieri che non è andato a nozze con Santander.
La scelta sarà fondamentale e dovrà essere veloce. Bisognerà fugare ogni dubbio, come dovrà essere fugato ogni dubbio sulla vicenda Mps. Quando due persone si devono sposare, per fare una metafora, serve l’assenso di entrambi. Uno non può essere costretto. In questo caso l’unica strada è un matrimonio d’interesse: ma come si può fare in modo che Unicredit sia interessata a un gruppo ancora con gravi problemi come Mps, che porta con sé il pericolo di cause giudiziarie miliardarie? Deve essere consegnato a Unicredit a rischio zero. In questo aspetto, è indubbio che Mustier aveva ragione. Nessuna banca al mondo si avvicinerebbe infatti in questo momento a Mps, non si vede perché dovrebbe farlo Unicredit caricandosi di forti rischi sulle spalle.