E adesso cosa diranno a Roma? Non più tardi di tre settimane fa la relazione del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha evidenziato preoccupazione per l’avanzata francese nel sistema finanziario italiano, in particolar modo in banche e assicurazioni. La scalata di Credit Agricole a Creval, benché la banca transalpina fosse già azionista e già ben presente in Italia, ripropone il tema delle relazioni tra Francia e Italia. Soprattutto in un periodo come l’attuale, di pandemia, dove il tessuto produttivo e finanziario è complessivamente più debole.
Parigi infatti è ben presente nel sistema finanziario, imprenditoriale e produttivo italiano grazie auna serie di acquisizioni: Bnp Paribas ha rilevato Bnl, Credit Agricole ha già comprato Cariparma. Ma non è tutto: Amundi ha rilevato da Unicredit Pioneer.
Infine nella moda è stata fatta incetta di brand italiani da parte dei francesi: Pinault ha acquisito anni fa Gucci, Arnault ha rilevato Bulgari. Nell’alimentare Lactalis ha comprato Parmalat. E la lista potrebbe continuare a lungo. Da parte italiana non c’è stata un’altrettanto evidente avanzata in Francia: la Luxottica di Del Vecchio si è fusa con Essilor, ma in questo caso la fusione è paritetica. Nell’auto c’è il matrimonio tra la Fca di Exor e la transalpina Psa e anche in questo caso la fusione è paritetica, anche se potrebbe essere sbilanciata sul lato gestionale a favore dei francesi.
Fra Italia e Francia fin dal dopo guerra le relazioni sono sempre state strette. A onor del vero bisogna dire che le multinazionali francesi hanno sempre rispettato i marchi, le imprese e le banche italiane acquisite, anzi spesso aumentando la competitività e anche l’occupazione. Insomma, i rischi con la Francia, come del resto con la Germania, sembrano molto minori rispetto alle acquisizioni di altri Paesi come la Cina, accusati spesso di voler portare tecnologia e know how a Pechino.
Detto questa, ora bisognerà vedere le reazioni del Governo all’operazione di Credit Agricole su Creval. Non più tardi di tre settimane fa il Copasir ha definito “preoccupanti” le voci che si sono inseguite negli ultimi mesi su possibili fusioni di Unicredit con player stranieri come l’istituto tedesco Commerzbank o le banche francesi Crédit Agricole e Societé Générale.
Per il Comitato, le iniziative da parte di attori esteri su entità strategiche per la sicurezza economica nazionale rappresentano un rischio di particolare rilevanza per il sistema bancario e del pubblico risparmio.
Il secondo allarme viene invece lanciato sul campione nazionale delle Assicurazioni, Generali. Il riferimento è alle solite voci, per ora mai verificatesi, per le quali il colosso delle assicurazioni francesi Axa sarebbe interessato al Leone di Trieste. L’ipotesi è considerata un rischio per la sicurezza nazionale perché permetterebbe all’istituto d’Oltralpe di detenere complessivamente 85,5 miliardi di euro di titoli italiani, pari al 3,5% di tutto il debito pubblico italiano”. “Una eventuale cessione di Assicurazioni Generali ad Axa incrementerebbe in misura considerevole la quota – già elevata – di titoli di stato italiani posseduta da operatori francesi – spiega la relazione – Una quota così elevata di debito pubblico detenuto da investitori esteri (in questo caso francesi, ma l’argomento potrebbe essere ripetibile per altre nazionalità) pone un rischio a livello strategico e di rilievo per l’interesse nazionale”.
C”è da dire che la quota di debito italiano in mano alla Francia è considerata preoccupante dall’organo di controllo. Secondo i dati di Banca d’Italia, gli operatori istituzionali francesi sarebbero in possesso di 285 miliardi di euro di debito pubblico italiano, che al 31 dicembre 2019, secondo i dati della Banca d’Italia, ammontava complessivamente a 2.409 miliardi” (ma ad agosto del 2020 la quota era già salita a 2579 miliardi). Nel complesso, dunque, l’11,83% del debito pubblico italiano è già detenuto dai francesi. E con l’ulteriore acquisizione di Creval questa quota potrebbe aumentare, anche se leggermente.