Chi sono i proprietari del Milan? Se in campionato i rossoneri procedono a tamburo battente, c’è ancora parecchia incertezza sul fronte societario. L’enigma, sollevato da alcune testate giornalistiche, è sempre lo stesso che ormai affligge il club dall’addio di Silvio Berlusconi nel 2017: di chi è la proprietà? I documenti pubblici danno certezze ed emergono due soci: Elliott (al 95%) e Blue Skye (con poco meno del 5%). Cioè due gestori di fondi di private equity.
Detto questo, bisogna tornare su un principio che forse non è totalmente chiaro: chi gestisce i soldi di un fondo di private equity, non è la stessa persona (o istituzione finanziaria) che ci mette i soldi. Il gestore alla fine ci guadagna le commissioni, spesso ricche, ma solo quelle. Forse anche una piccola percentuale della plusvalenza dopo l’uscita dall’investimento. Quindi si parte da una certezza: i soldi dell’investimento del Milan non sono (se non forse in parte) né della famiglia Singer (gestori di Elliott assieme agli altri manager) né di Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo (gestori di Blue Skye). Ma questa certezza non è una novità. E’ abbastanza ovvio che un fondo di private equity funzioni in questo modo. Ma andiamo per gradi.
In primo luogo chi guida il Milan in termini di governance? Se si guardano i diritti di voto emerge una situazione abbastanza paritetica fra i due gestori. Nella lussemburghese Project Red Black Elliott e Blue Skye nominano, rispettivamente, 2 director (Pierre Claudel e Jean Marc McLean) e 1 director (Giovanni Caslini). Uno si può a questo punto chiedere come mai chi mette il 95% dei soldi tramite i propri fondi conta (quasi) come chi ci mette un 5 per cento? E’ una domanda lecita. Finanziariamente parlando la ragione andrebbe spiegata nel fatto che Blue Skye, con i gestori Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo, hanno creato l’occasione d’investimento per i fondi di Elliott nel Milan segnalando l’investimento al gruppo americano quando era necessario un prestito per Yonghong Li, in difficoltà: quello stesso prestito era poi stato convertito in equity. Una joint venture di questo tipo (tra Elliott e Blue Skye) si era comunque creata già in precedenza nell’acquisto dell’hotel Bauer a Venezia, dove c’è la medesima struttura azionaria. La struttura prevede per tutti questi veicoli tre tipologia di azioni: le A, le B e le C.
Esistono soci azionari occulti? A questa domanda non è possibile rispondere. E la ragione è molto semplice. Sia Elliott sia Blue Skye gestiscono i soldi dei sottoscrittori dei fondi. Quindi dato che questi soci-sottoscrittori non possono essere svelati, non è possibile sapere chi mette concretamente i soldi sul Milan. In linea di principio funziona che i soldi di un fondo sono sottoscritti da centinaia di investitori istituzionali, quindi diventa una sorta di proprietà diffusa. Nel caso del fondo di Elliott, che ha sede in Delaware, non è dato sapere chi sono quindi i sottoscrittori: né se sia un fondo con un unico sottoscrittore o con tanti. Non è nemmeno noto se la famiglia Singer abbia sottoscritto personalmente (e in quale misura) il fondo che è investito nel Milan. I manager di Elliott sono, come è ovvio, solo i gestori di questi soldi.
Per quanto riguarda Blue Skye è da poco emerso che uno dei soggetti che conferisce capitali per questi investimenti è l’Arena Investors di Daniel B. Zwirn, un ricco gestore americano. Ma a propria volta nemmeno Daniel B. Zwirn gestisce soldi suoi, ma di altri. Quindi in definitiva non è possibile sapere chi ha investito sui rossoneri.
Quindi al di là quindi della struttura azionaria e delle possibili congetture su chi ci possa essere dietro, è praticamente impossibile sapere chi investe nei veicoli di Elliott e Blue Skye. Ma è il caso di ricordare che questa struttura è la stessa che vale per qualsiasi fondo di private equity o hedge fund nel mondo, quindi qualsiasi veicolo che investe in qualsiasi Paese del mondo. I sottoscrittori dei fondi, anche volendo, sono sconosciuti per statuto e li conoscono solo i gestori dei fondi stessi.
Un ultimo pensiero: In molti si domandano se ci sono ombre sulla proprietà del Milan. Io credo che la struttura attuale, da sola, non consente di fare congetture. In ogni caso le ombre, se ci sono, devono per forza avere un orizzonte molto più ampio: arrivare al 2017 quando era arrivato il cinese Yonghong Li alla proprietà. Chi ha dato al cinese tutti quei soldi? Era un perfetto sconosciuto e compariva dal nulla. Perché le banche cinesi gli avevano concesso fiducia? Ovvio che scoprirlo è difficilissimo. Prova ne è che la Procura di Milano, dopo le rogatorie di oltre un anno e mezzo fa a Macao, è ancora al lavoro. Per ora senza risultati. E Mr Li, dopo essersi “fumato” oltre 300 milioni è missing su qualche spiaggia….