Certezze e dubbi dell'Ops su Ubi: l'ipotesi di difesa con Mps e la passivity rule

Che succede sotto il cielo di Ubi Banca? Fonti vicine alla vicenda hanno riportato ieri sera all’agenzia Reuters che l’istituto starebbe esaminando progetti alternativi all’offerta ostile di Intesa Sanpaolo e potrebbe esplorare l’acquisizione di Mps.
A 4 giorni dal raid della banca guidata da Carlo Messina su Ubi Banca ho alcune certezze ma anche tanti dubbi.
LE CERTEZZE
1) I soci bresciani e bergamaschi di Ubi Banca, imprenditori, gente tosta che di certo non molla la presa di fronte a una situazione di tensione, hanno rifiutato l’offerta di Intesa Sanpaolo per due motivazioni fondamentali: non considerano il prezzo congruo (0,6 del patrimonio) e sono insoddisfatti della governance che li vedrebbe totalmente tagliati fuori.
2) L’offerta è stata bocciata pure dal board di Ubi guidato Victor Massiah, che ovviamente in caso di fusione direbbe l’addio alla sua carica di vertice. Lo stesso board, come indicato ieri da Reuters, starebbe esaminando piani alternativi.
3) Ubi Banca in quanto oggetto di un’offerta è soggetto alla passivity rule, cioè non può difendersi tranne che in certe condizioni pre-determinate.
I DUBBI
1) Di piani alternativi non ne esistono poi molti. Si va per esclusione. Unicredit e Banco Bpm si sono chiamate fuori. Bper è parte integrante dell’Ops di Intesa Sanpaolo. Le due valtellinesi e il Credem non sembrano per niente coinvolte. Deutsche Bank ha altri problemi da risolvere e Credit Agricole, che possiede Cariparma, è molto focalizzata sulla Francia. Non resta che Bnp Paribas, attiva in Italia con Bnl, e il gruppo Mps.
2) Se guardiamo le due opzioni suddette ci sono temi altrettanto complessi da affrontare. Bnp-Paribas-Bnl, che è stata chiamata in causa negli ultimi giorni sui media, dovrebbe infatti presentare un’offerta per Ubi Banca avversaria rispetto a quella di Intesa Sanpaolo. Lo sforzo economico, per un colosso come quello francese, sarebbe contenuto, ma i miei dubbi riguardano i vantaggi dell’operazione, non tanto per Ubi, quanto per Bnp Paribas. I francesi sono davvero determinati a muoversi? Sul tema resto scettico. Inoltre i francesi sono abituati a comandare e per i soci di Ubi non sarebbe un matrimonio ma un’acquisizione pura e semplice.
3) Per Mps il tema è differente. Qui ovviamente non potrebbe essere Mps, che fra l’altro è controllata dallo Stato, a muoversi per una fusione su Ubi, ma dovrebbe essere Ubi stessa a lanciare un’offerta su Montepaschi. Ma può farlo? Il board di Ubi dovrà stare attento sul tema in quanto la banca è sottoposta alla passivity rule. In questo caso ti puoi muovere, ma con molta attenzione. L’offerta dovrebbe infatti essere portata in assemblea e, se non ricordo male, avere almeno il 30% dei consensi.
CONCLUSIONI
Quale sarà l’esito finale? Penso che piani alternativi siano molto difficili da attuare. Intesa Sanpaolo è stata brava a capire la situazione dell’attuale momento in Italia. Pochi, se non nessuno, i competitor sulla piazza in grado di attrezzarsi per una contro-offerta. Quindi, in assenza di soluzioni alternative, cosa succederà? Credo che il premio dell’offerta di Intesa Sanpaolo attirerà sicuramente gli investitori istituzionali (la metà dei soci di Ubi Banca), che arriveranno a detenere azioni che offrono una buona cedola. Ma convincere i soci dei tre patti (bergamaschi e bresciani) sarà molto più difficile. Qui l’unica soluzione sarebbe aumentare un po’ il prezzo dell’offerta (anche se Carlo Messina lo ha escluso) e concedere un po’ di governance ai bresciani e bergamaschi (tramite qualche loro membro in consiglio) oltre al mantenimento del brand Ubi per qualche anno.