La conclusione potrebbe essere davvero pesante: dopo le dichiarazioni di ieri di Luigi Di Maio a Porta a Porta su Atlantia, gli effetti boomerang sono di due tipi. Da una parte su Atlantia, una delle società globali italiane con centinaia di investitori istituzionali nel capitale. Il titolo del gruppo dei Benetton sta infatti perdendo centinaia di milioni (quasi un miliardo in fumo) in Borsa con ovvie preoccupazioni di investitori istituzionali e piccoli soci. Ma l’effetto boomerang peggiore è su Alitalia: queste parole potrebbero infatti aver posto la parola fine sulla cordata per Alitalia con il socio americano. Non è un mistero che Delta preferisca una cordata con soci credibili. Senza Atlantia, l’unica in grado di dare credibilità alla cordata, anche Delta potrebbe fare un passo indietro con la conseguenza che la cordata Fs si squaglierebbe come neve al sole.
Ma veniamo alle dichiarazioni di Di Maio. Ieri nel pomeriggio, verso la fine della seduta di Borsa, sono uscite le dichiarazioni che Di Maio ha rilasciato a Porta a Porta. Il ministro ha detto che “sulla questione di Atlantia, se abbiamo detto a Genova che revocavamo le concessioni autostradali, il giorno in cui, come governo, in maniera coerente lo faremo, quell’azienda, Benetton, avrà delle difficoltà, perderà valore in borsa. Se li mettiamo dentro Alitalia, faranno perdere valore anche ad Alitalia”, sostenendo che in caso di revoca “Atlantia è decotta, non può essere coinvolta” nella partita per l’aviolinea, per la quale una parte del governo vorrebbe proprio coinvolgere la holding dei Benetton.
La dichiarazione di Di Maio è assolutamente senza senso. Indice solo di populismo e di mancanza di qualsiasi competenza. La vera società decotta è infatti Alitalia, che ancora vive grazie al prestito dello Stato. Atlantia al contrario è una holding globale con aeroporti, in Italia e all’estero, autostrade all’estero (in Spagna Abertis) e, appunto, la concessione sulle Autostrade italiane. Anche senza queste ultime avrebbe un bilancio solido. Ma c’è da aggiungere che Di Maio non può espropriare le Autostrade italiane ad Atlantia (come in un regime sudamericano) in quanto il gruppo dei Benetton per legge avrebbe diritto a un maxi-risarcimento che le casse dello Stato non si possono permettere.
Dunque dove portano le dichiarazioni di Di Maio? Solo nel baratro. Fanno perdere centinaia di milioni in Borsa ai soci di Atlantia (non solo i Benetton ma anche centinaia di investitori istituzionali e piccoli soci) tanto da chiedersi perché non intervenga la Consob per aggiotaggio. E rischiano di far finire molto male anche la vicenda Alitalia.