I 5 Stelle rilanciano sulle nazionalizzazioni: i grandi investitori pronti a muovere i loro capitali dall'Italia

Gli investitori esteri, quelli che negli ultimi anni hanno tanto contribuito con investimenti sulle nostre infrastrutture, guardano ora all’Italia con estrema cautela. La vicenda del crollo del Ponte a Genova è emblematica e, da qualunque parte la si guardi, getta un’ombra di rischio su investimenti futuri in Italia.
Il disastro di Genova è stato l’immagine di un Paese spaccato, dove i cosiddetti poteri forti hanno dimostrato di non saper gestire un evento di questo tipo e dove il mondo politico (nel caso in questione il Governo) ha collezionato l’ennesima brutta figura nei confronti degli investitori internazionali.
In questa situazione le parole più sensate sono arrivate da un manager di 74 anni, che già aveva guidato Autostrade, come Vito Gamberale, che si è dimostrato più lungimirante di qualunque altro sul tema. «Il governo deve muoversi con incisività ma anche con prudenza» e farebbe bene a «chiedere un nuovo assetto manageriale terzo e di garanzia esterno ed estraneo alla più recente storia», tutelando la società e gli azionisti gran parte dei quali di livello istituzionale.
Invece il panorama è stato desolante. Non c’è stata nessuna dimissione in seno al Cda di Autostrade, con l’Ad Giovanni Castellucci che invece di fare un passo indietro ne ha fatti due avanti, e con l’azionista Benetton che quasi non si è pronunciato sul disastro. E a livello politico la maggioranza al governo, dopo una prima reazione che doveva per forza essere emotivamente severa, non ne ha più azzeccata una: chiedendo prima la revoca della concessione, poi addirittura la nazionalizzazione delle autostrade e infine per bocca di Beppe Grillo il non pagamento dei pedaggi. Il vice-premier Di Maio ha tirato fuori, come è ormai sua abitudine, vicende totalmente strampalate: come la residenza lussemburghese di Autostrade (ma quando mai, visto che le tasse sono pagate in Italia) per arrivare a inventarsi un appoggio dei Benetton al governo di Matteo Renzi. E i funerali di Stato a Genova non si sono sottratti da questo gioco a chi la spara più grossa: con Matteo Salvini a farsi i selfie in un’ occasione che avrebbe richiesto il silenzio e il capo della comunicazione dei 5 Stelle, Rocco Casalino, che forse farebbe bene a tornare al Grande Fratello, che mandava sms per aizzare la competizione in termini di applausometro tra i partiti di Governo e il Pd.
Ero in Spagna in questi giorni e posso testimoniare che la vicenda di Genova ha profondamente colpito gli spagnoli alla televisione e che la domanda che molti si sono fatti è stata: “Ma l’italiana Autostrade è la stessa che ha da poco comprato la spagnola Abertis, cioè la concessionaria delle autostrade iberiche?”. C’è dunque da rifarsi una domanda: gli investitori esteri, di cui il nostro Paese ha assolutamente bisogno, che opinione si saranno fatti della vicenda? L’impressione è quella di un Paese spaccato, dove nessuno sembra capace davvero di prendersi delle responsabilità, dove le leggi possono essere cambiate a seconda delle necessità del momento e dove il Governo non ha un piano per le infrastrutture, se non basato su un assoluto populismo di facciata. Senza parlare delle nazionalizzazioni. Il rischio è quello di dare all’Europa un’immagine di una strategia a modello venezuelano, come quella avviata dal presidente Maduro. I grandi investitori internazionali ci mettono infatti pochi minuti a spostare i loro capitali dall’Italia a qualsiasi altra parte del mondo. E l’Italia, con il debito pubblico che ha in pancia, non si può permettere di non attrarre capitali dall’estero.

  • arthemis |

    @Gian Piero: gli ‘investitori’ esteri mettono i soldi nelle aziende, non nelle banche [e comunque i soldi delle banche sono stati persi perché sono stati dati a imprenditori]. Se c’è il rischio di fare la fine del Venezuela (=nazionalizzazione forzosa di imprese private), se ne stanno alla larga…

  • arthemis |

    @Gian Piero: gli ‘investitori’ esteri mettono i soldi nelle aziende, non nelle banche [e comunque i soldi delle banche sono stati persi perché sono stati dati a imprenditori]. Se c’è il rischio di fare la fine del Venezuela (=nazionalizzazione forzosa di imprese private), se ne stanno alla larga…

  • Carlo Basso |

    Una certezza. Se le cose andranno bene sarà merito di Salvini e Di Maio. Se andranno male non sarà colpa dell’Europa e di Soros.
    Carlo Basso

  • Carlo Basso |

    Una certezza. Se le cose andranno bene sarà merito di Salvini e Di Maio. Se andranno male non sarà colpa dell’Europa e di Soros.
    Carlo Basso

  • Daniele, Treviso |

    Renzi in confronto a questi dilettanti incapaci, era un gigante

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