Settanta milioni di euro. E’ più o meno la cifra necessaria per l’aumento di capitale che la famiglia Zonin, aiutata dall’advisor Mediobanca, avrebbe in mente per la controllata Casa Vinicola Zonin 1821, una delle maggiori aziende del settore, con una importante propensione all’export (circa il 90% dei ricavi viene generato fuori dall’Italia).
Il nuovo socio, secondo le attese, dovrebbe essere preferibilmente straniero. L’obiettivo sarebbe infatti quello della crescita internazionale del gruppo, anche tramite acquisizioni, per aggiungere nuovi marchi e attività alle etichette Principi di Butera, Ca’ Bolani, Tenuta il Bosco e ai vigneti americani della Barboursville: la tenuta si trova in Virginia su una superficie di 500 ettari, di cui 90 a vigneto. La strategia sarebbe proprio quella di un’espansione sul promettente mercato americano tramite altre acquisizioni.
Infine, la meta finale sarebbe la quotazione su una Borsa, anche in questo caso estera, nel giro di qualche anno. Il dossier sarebbe così stato esaminato da grandi fondi americani, come ad esempio Blackstone. Anche qualche fondo italiano ci avrebbe dato un’occhiata, come Idea Taste of Italy, il gruppo finanziario che ha come sponsor il gruppo De Agostini: nota per aver rilevato di recente la casa vinicola Botter, proprio Taste of Italy starebbe guardando ad altre operazioni di aggregazione.
Dopo la fase delle manifestazioni d’interesse, ora sembra arrivato il momento di raccogliere concretamente le offerte: proprio in questi giorni sarebbero infatti attese le proposte non vincolanti. Il nuovo socio potrebbe entrare con una quota corposa, tra il 30% e il 40%, con una valutazione del gruppo che potrebbe assestarsi su oltre 300 milioni di euro.
Tuttavia l’operazione non sembra così semplice, anzi si caratterizza per diversi elementi di complessità. Il riassetto della Casa vinicola di Gambellara avviene infatti in un momento cruciale per la famiglia Zonin. L’ex-banchiere Gianni Zonin infatti ha lasciato la guida societaria e ha ceduto le quote ai figli per le sue vicissitudini da ex-presidente della Banca Popolare di Vicenza, un passato che è sotto l’esame della Procura vicentina con il rinvio a giudizio chiesto nell’autunno scorso (a fianco di tutto l’ex-vertice) per il crac dell’istituto di credito.
Ora i riflettori sono sulle mosse della magistratura con la possibilità, per ora soltanto teorica, che nell’ambito dell’azione di responsabilità civilistica ci possa essere una richiesta di risarcimento che coinvolga i beni vinicoli della famiglia, malgrado le quote azionarie di Gianni Zonin siano state cedute ai figli, i fratelli Domenico, che del gruppo è diventato presidente nel 2016, Francesco e Michele.
Il tema sotto osservazione è infatti che l’operazione con il nuovo socio estero sarà in aumento di capitale e non verranno cedute quote dalla famiglia: i soldi dovranno dunque restare in azienda per lo sviluppo internazionale.