Effetto Milan ed Etruria sulle elezioni politiche. Lo spettro di voti persi per Boschi e Berlusconi

Effetto Etruria e Milan sulle prossime elezioni politiche? C’è un filo rosso che collega le vicissitudini di Maria Elena Boschi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, sul caso Etruria a quelle di Silvio Berlusconi sull’affaire Milan. Sul tavolo, per entrambi, secondo l’opinione di questa rubrica, c’è infatti l’impatto in termini di voto che potrebbero avere le conseguenze negative in termini di immagine delle vicende dell’istituto toscano, finito in fallimento, e del club rossonero, che rischia di finire in asta il prossimo anno, nel caso in cui non venissero restituiti 350 milioni ad Elliott.
Ma quanto peserà il caso Banca Etruria nella campagna elettorale del Pd? Roberto Weber, sondaggista e presidente di Ixè, ricorda sulle colonne de La Stampa quanto accadde nel 2005, quando il Giornale pubblicò la famosa intercettazione di Piero Fassino a proposito di Unipol e Bnl: «Allora abbiamo una banca?». “All’epoca facevo molti sondaggi per i Ds, e registrammo un danno pesantissimo a carico di quel partito, che perse 4 punti”. Nel frattempo, si attende con ansia l’audizione di mercoledì’ di Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, che dovrà testimoniare sull’incontro avvenuto con Maria Elena Boschi e svelato dal libro di Ferruccio De Bortoli “Poteri forti (o quasi)”. Cosa si dissero in quell’incontro? La ministra chiese favori per la banca nella quale era coinvolta pesantemente la sua famiglia? La diretta interessata smentisce qualsiasi favore, ma sarà interessante capire se l’incontro in questione riguardasse il futuro di diversi istituti di credito in difficoltà o soltanto quello tanto caro alla ministra per la presenza del suo babbo.
E, se invece si guarda alla sponda milanista, la cessione del Milan con una vendita giudiziaria (passando il possibile default dal Tribunale del Lussemburgo dove ha sede la Rossoneri Sport) organizzata dal fondo Elliott potrebbe avere effetti negativi sui sondaggi berlusconiani. La vendita di Kakà al Real Madrid anni fa, per esempio, sarà pur stata un attivo di bilancio per il Milan ma è costata migliaia di voti a Forza Italia, voti annullati con il nome del giocatore scritto a mo’ di sfregio sulla scheda elettorale. Il calcio del resto per il padrone di Mediaset è sempre stato un generatore di voti politici. Tanto che nel 2013 prima delle elezioni l’operazione Balotelli costituì anche e soprattutto un rilancio dell’immagine di Berlusconi come presidente di un top club. Ora c’è chi pensa che Berlusconi, che assicurò tutti i milioni di tifosi sulla solidità di Yonghong Li, non possa permettersi di mostrare al mondo un Milan in difficoltà finanziarie in coincidenza con le elezioni politiche. Un default del nuovo proprietario cinese (con la holding Rossoneri Sport) potrebbe essere assai dannoso in termini di voti persi. Non è un caso che qualche schermaglia si sia vista già in questi giorni: con l’Ad Marco Fassone che ha ricordato che la bocciatura dell’Uefa sul voluntary agreement è dovuta alle perdite delle gestioni precedenti. Dimenticandosi che in realtà una delle principali ragioni è la misteriosa origine delle fortune di un uomo d’affari sconosciuto come Yonghong Li.
In tutto questo mix di conseguenze potenzialmente dirompenti, proprio i 5 Stelle stanno provando a guadagnare voti, strumentalizzando ogni piccolo spiffero, malgrado l’impressione sia di non trovarsi proprio di fronte a statisti lungimiranti (tanto per ricordare il paragone improponibile Luigi Di Maio-Sandro Pertini). Non è un caso che chiedano le dimissioni della ministra. E anche sul caso Milan hanno lanciato l’idea di un’interrogazione parlamentare. Starà a Matteo Renzi e a Silvio Berlusconi evitare fuoriuscite di voti per le elezioni politiche 2018, che si preannunciano quanto mai combattute e delicate. Anche una manciata di voti potrebbe essere importante. Un po’ come il campionato di serie A di quest’anno, con un finale mozzafiato.
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