Gruppi cinesi e thailandesi sul dossier Coin

Sul dossier Coin restano in pole position i gruppi asiatici. È ancora verso Oriente che si dovrà guardare per la cessione dello storico brand italiano, anche se non sembra ancora pronto a concretizzarsi l’interesse degli ultimi mesi da parte di più soggetti finanziari e industriali per i grandi magazzini messi in vendita dal private equity Bc Partners.
Di certo, c’è che il fondo Usa sembra disponibile ad aprire diversi tavoli di trattativa, tanto che avrebbe secondo i rumors affidato un incarico di vendita a Rothschild e agli avvocati di Latham & Watkins.
Il capitolo dei compratori asiatici sembra quello in fase più costruttiva al momento. Circolano nomi, tra i potenziali interessati, di conglomerate cinesi come pure dei thailandesi di Central Retail Corporation, una sussidiaria della società thailandese Central Group of Companies, che nel 2011 ha rilevato il 100% della Rinascente.
Ma tra coloro che hanno esaminato l’operazione nelle scorse settimane c’è anche l’imprenditore Giorgio Girondi, presidente della Ufi Filters, azienda ad alta crescita che da più di quarant’anni produce e commercializza nel mondo prodotti per la filtrazione di carburanti, olio, acqua, aria.
Girondi è anche tra i fondatori, assieme al managing partner Marco Capello, del fondo Bluegem, che ha tra i marchi in portafoglio i magazzini di alta gamma londinesi Liberty, dove lo stesso Girondi è investitore.
Insomma, l’imprenditore ha già maturato esperienze nel settore retail oltre che nel private equity e, negli ambienti finanziari, il suo nome veniva dato nei giorni scorsi come potenziale compratore della storica catena italiana. Secondo alcuni rumors sarebbe stata anche possibile la suggestiva unione tra l’inglese Liberty e l’italiana Coin.
Tuttavia la trattativa intavolata dall’imprenditore italiano su Coin si sarebbe conclusa senza esito qualche settimana fa.
Finita la trattativa con l’imprenditore italiano, sembrano dunque essere tornate in auge le chance dei gruppi asiatici. La cessione riguarderebbe solo l’insegna Coin e il suo network di circa 40 insegne, che realizzano un fatturato pari a 400 milioni di euro. Nel 2014, il gruppo Coin attraverso uno spin off ha scorporato le insegne Ovs e Upim, poi confluite nella società Ovs spa quotata a Piazza Affari l’anno successivo.