Banca Ifis punta su Farbanca, banca dedicata al mondo della farmacia e della sanità di proprietà della Popolare di Vicenza, ma confluita nella bad bank dopo il passaggio dell’istituto veneto a Intesa Sanpaolo. L’interesse di Banca Ifis sarebbe collegato al piano di crescita annunciato al mercato, che prevede di prendere in considerazione tutti i target considerati di interesse: come è stato fatto, ad esempio, l’anno passato con Interbanca che Ifis ha rilevato da General Electric. Ci sarebbe inoltre da considerare un fattore attribuibile all’espansione nel mondo della sanità dell’istituto con sede a Venezia: Ifis ha infatti lanciato ormai da alcuni anni Banca Ifis Pharma ed è di recente entrata nel settore con la business unti Farmacie. Senza dimenticare che tutto il settore è in fermento in scia al disegno di legge sulla concorrenza del governo: in previsione c’è la norma che le società di capitali possano essere titolari di farmacie, rispettando un tetto del 20% su base regionale.
In questo scenario Farbanca sembra un asset di interesse anche se ovviamente ha alcune problematiche. Per capirle bisogna fare un passo indietro. Tra i passaggi chiave dell’articolata operazione che consegnerà la parte “buona” della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca a Intesa Sanpaolo al prezzo di un euro, c’è infatti la suddivisione delle attività delle venete in una good e una bad bank. La good bank sarà, appunto, rilevata dal gruppo guidato da Carlo Messina alla cifra simbolica di 1 euro, mentre nella bad bank, la banca “cattiva”, confluiranno tutta una lista di asset, tra cui principalmente i crediti deteriorati e le partecipazioni da cedere per fare cassa. A farsi carico della bad bank sarà dunque lo Stato e sarà guidata dai commissari tra cui l’ex amministratore della Popolare di Vicenza Fabrizio Viola. Le partecipazioni da cedere della bad bank valgono intorno a 1,5 miliardi e annoverano, tra le altre, Banca intermobiliare (Bim) e proprio Farbanca. Fino all’operazione di salvataggio delle venete, Farbanca faceva capo alla capogruppo Banca Popolare di Vicenza (con il 70,77% del capitale), ma erano iscritti al libro soci circa 450 piccoli azionisti, prevalentemente farmacisti. Già nei mesi passati, ben prima dell’ingresso sulla scena di Intesa Sanpaolo per il salvataggio delle banche venete, era iniziato un processo esplorativo, gestito da Mediobanca, per valutare possibili manifestazioni d’interesse per Farbanca. Ma il processo, in fase estremamente iniziale, non aveva poi avuto continuazione. In quella fase proprio Banca Ifis (ma anche altri soggetti) avevano mostrato un interesse a valutare il dossier.
Ma quali sono i dati economici di Farbanca e come si colloca nel mondo dei finanziamenti alle farmacie? Farbanca ha chiuso il 2016 con un utile netto di 4,8 milioni di euro. Gli impieghi del gruppo bancario rivolto alle farmacie erano pari al 31 dicembre 2016 a 524,2 milioni, mentre la raccolta diretta era di 310,3 milioni. Il conto economico mostra un margine d’interesse pari a14,4 milioni, con un risultato della gestione operativa di 11,4 milioni rispetto ai 10,3 milioni del 31 dicembre 2015. Infine l’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale è scesa nel 2016 al 2,35% dal 2,92% del 2015. L’istituto rivolto al mondo della sanità è dunque stato travolto, a catena, dalla crisi della Popolare di Vicenza, ma il business resta interessante per eventuali operatori interessati ad espandersi in questo settore. Inoltre la sua presenza nella bad bank colloca Farbanca nella lista delle attività ufficialmente in vendita nei prossimi mesi. E proprio Banca Ifis sembra in lizza.