Aumento di Mps a rischio? Potrebbe essere questo uno degli effetti finanziari più a breve termine della vittoria del No. Con la caduta del governo Renzi cadrà, verrà meno una delle condizioni poste dal consorzio bancario e dallo stesso fondo del Qatar, che sarebbe dovuto essere anchor investor con circa un miliardo di euro: cioè la stabilità politica e dei mercati. Molto dipenderà dalla magnitudine delle conseguenze della sconfitta: ma la settimana entrante si preannuncia negativa per Piazza Affari.
E non ha molto senso fare un confronto e guardare al recupero delle Borse, dopo lo shock iniziale, avvenuto in seguito alla Brexit e alla vittoria di Trump negli Usa. Regno Unito e Stati Uniti hanno infatti un’economia e un sistema finanziario forte, l’Italia invece stava provando a uscire faticosamente da una crisi non solo economica ma anche finanziaria: come un malato che con un raffreddore potrebbe avere una brutta ricaduta. Il pericolo ora è proprio questo, con effetti sugli investimenti esteri in Italia e soprattutto sul mercato dei capitali, che potrebbe chiudersi per almeno 6 mesi.
Sulla scia della vittoria del No nell’arco dell’intera settimana il listino milanese potrebbe arrivare a perdere, secondo stime di alcuni broker, tra il 5% e il 10 per cento: la Borsa, in parte, aveva già scontato una vittoria del No e da stamattina sta limitando le perdite (attorno all’1%). Ma è il settore del credito sotto i riflettori: già nei prossimi giorni della settimana sarà chiaro se si riusciranno a superare (o meno) le difficoltà delle banche italiane oppure se l’instabilità politica avrà ripercussioni. Non dimentichiamo che anche Unicredit dovrà provare a fare in febbraio un aumento da 13 miliardi. Insomma, domattina si saprà di più e si capiranno meglio le conseguenze finanziarie dell’instabilità politica. E se davvero l’aumento di Mps (che oggi in Borsa è crollato di oltre il 4%) salterà, l’unica soluzione sarà un intervento dello Stato.