Una società veicolo con Vivendi, Mediaset e un socio finanziario. L’ipotesi, già ventilata nel recente passato, sembra l’unica ancora di salvezza per riportare la “pace” tra Vivendi e Mediaset. La società della famiglia Berlusconi e quella di Vincent Bollorè sarebbero infatti ancora in trincea, malgrado le voci su una distensione tra i due gruppi: scarsa rilevanza ha infatti il ritiro del sequestro di azioni di Vivendi (il 3,5%) che doveva essere discusso il 23 del corrente mese con la richiesta di Mediaset per il mancato rispetto del contratto d’acquisto di Premium. Mediaset in un comunicato ha ritenuto che non sia “più sussistente il pericolo che i propri diritti contrattuali risultino pregiudicati dalla fisiologica durata del giudizio di merito le cui domande restano integralmente confermate“. In realtà, la causa stessa di sequestro di Mediaset era stata fin dall’inizio abbastanza debole e il giudice non avrebbe acconsentito al sequestro: quindi per Cologno meglio ritirare la causa e forse addebitarsi le spese processuali, piuttosto che incorrere in uno scivolone.
Quindi la querelle legale tra i due gruppi procederà secondo programma iniziale, con l’udienza prevista il prossimo anno. Ma intanto le diplomazie cercano una soluzione. Ieri Tarak Ben Ammar a L7, in un’intervista, ha parlato del processo di convergenza del settore media, sottolineando “è necessaria un’intesa tra Vivendi e Mediaset o saranno mangiati da Facebook, Amazon, Netflix , Google”. Quindi l’obiettivo delle diplomazie è arrivare a un’intesa prima di portare la vicenda in Tribunale. La soluzione sarebbe una sola: una newco con un socio finanziario o industriale, a cui dare opportune garanzie, con Vivendi e Mediaset. Tutti i soci avrebbero una quota paritetica (un terzo) e quindi Mediaset e Vivendi potrebbero deconsolidare Premium dal loro bilancio.Sul mercato si parla da mesi di un ingresso di Telecom nella partita, ma l’ex monopolista ha sempre smentito.