Domani è convocata l’assemblea di Mps per approvare la situazione patrimoniale del gruppo e dare il via libera all’aumento di capitale da 5 miliardi di euro. Ma in questa occasione, anche se probabilmente in assemblea non si farà alcun accenno, i riflettori sono sull’ingresso dell’ancor investor nella compagine azionaria post-aumento: è questo il vero punto cruciale della ricapitalizzazione. Detto fuori dai denti: se il Qatar (nella foto lo sceicco), il vero candidato, non metterà almeno un miliardo di euro (con una quota quindi del 20% dell’aumento) le chance che l’operazione vada a buon fine diventeranno davvero poche. Facile pensare quindi che gli incontri della prossima settimana del management e delle banche del consorzio di garanzia saranno indirizzati soprattutto in due direzioni: cioè Stati Uniti, dove si cerca di avere il consenso del Quantum Fund di George Soros, e Golfo Persico, con Doha come area privilegiata. Sembrano invece ridursi le possibilità di ingresso nella compagine di investitori asiatici, anche se Temasek di Singapore sta sempre esaminando il dossier che gli è stato presentato.
Nel frattempo, dalla nota integrativa della Banca senese richiesta dalla Consob alla documentazione assembleare emerge che il costo lordo complessivo dell’operazione di salvataggio di Mps e’ di 448 milioni di euro. La nota precisa che i costi riferibili alle transazioni significative relative all’operazione di cartolarizzazione, alla cessione dei crediti di leasing e gli effetti derivanti dall’aumento di capitale sociale inclusa l’operazione di liability management, determinati sulla base delle informazioni disponibili al 21 novembre 2016, avranno effetti solo in caso di successo dell’operazione.