Mentre si torna a parlare di una vendita di Esselunga, secondo quanto indicato dall’Ansa arriva all’ultimo atto la battaglia legale che vede contrapposto il patron di Esselunga, Bernardo Caprotti ai figli. Violetta e Giuseppe hanno fatto ricorso in Cassazione (intorno a metà luglio) contro la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano a maggio. Ad oggi non risulta ancora depositato il controricorso che Bernardo Caprotti e Unione Fiduciaria possono presentare.
Tra i motivi fondanti il ricorso c’è l’omessa pronuncia e motivazione alla richiesta di accertamento negativo sull’interposizione fittizia dei figli in Unione Fiduciaria e alla domanda sull’usucapione (i figli hanno posseduto i diritti sulle azioni per oltre 15 anni). I legali chiedono inoltre alla Cassazione di valutare la decadenza del diritto di usufrutto dei titoli da parte di Bernardo Caprotti in seguito all’operazione di scissione di Belafin che, secondo la loro tesi, ha portato a un depauperamento e a una dispersione di valore dei titoli.
Infine tra i termini non passati in giudicato c’è l’inadempienza di Unione Fiduciaria nei confronti di Violetta e Giuseppe, come fiduciari avrebbero dovuto vedersi restituire i titoli. In tempi normali per arrivare a un’udienza ci vorrebbero due o tre anni ma le precedenti tappe della vicenda legale fanno immaginare che i tempi possano essere più veloci. Qualora il ricorso venisse accolto, la Cassazione potrebbe rinviare alla Corte di Appello di Milano perché questa si pronunci nuovamente sul caso, oppure, cassare direttamente alcune parti della sentenza impugnata.
In ogni caso un’eventuale vendita, di cui la stampa è tornata recentemente a parlare, non verrebbe bloccata dal ricorso ma gli eventuali acquirenti dovranno tenere in conto un giudizio pendente. Secondo i rumors ci sono state manifestazioni d’interesse da parte di due fondi di private equity: Cvc e Blackstone, ma in passato si era fatto anche il nome di Tpg e Advent.