Parte la vendita, da parte di Atlantia, del 30 per cento di Autostrade per l’Italia. Proprio in queste ore si starebbe infatti decidendo la banca d’affari a cui assegnare l’incarico di organizzare il processo competitivo volto alla cessione della minoranza. Atlantia avrebbe individuato una short list di banche tra le quali scegliere il consulente: secondo indiscrezioni tra i nomi in lizza ci sarebbero Jp Morgan, Morgan Stanley, Goldman Sachs e Credit Suisse. Un primo incarico verrà affidato ora, ma non è da escludere che a settembre verranno individuate altre banche su cui lavorare sull’operazione, che si prennuncia come una delle più corpose (quanto a valutazione) del 2016.
L’operazione è infatti assai rilevante per la holding poichè potrebbe comportare un incasso assai rotondo. Secondo le stime degli analisti la partecipazione potrebbe valere oltre 5 miliardi di euro. Tuttavia, l’incasso potrebbe essere ben più elevato.
La scelta della banca d’affari, con un network internazionale, è cruciale per la scelta dei futuri investitori, che potrebbero essere piùù di uno vista l’entità della transazione.
L’area in cui andare ad individuare i futuri soci di minoranza è quella del Golfo Persico, fino al Far East. Quanto ai possibili investitori, il target sarebbe certamente appetibile per i grandi fondi sovrani, da Adia a Wren House fino a Kia del Kuwait. Ma è da segnalare che una piccola quota (massimo un 5%) potrebbe essere offerta anche alle casse previdenziali come Enpam ed Enasarco.
Infatti una minoranza di Autostrade garantirà un rendimento costante (circa il 7%), tuttavia non ci saranno diritti di governance. Insomma, l’investitore sarà quasi totalmente passivo. Ecco perché l’operazione pare più adatta ai fondi sovrani o ai fondi pensione, rispetto ai fondi di private equity.
L’operazione rappresenta anche l’avvio della nuova strategia di Atlantia, anche grazie alle risorse che potrebbe incassare: che punta a diversificare il business più all’estero con forti investimenti nel settore aeroportuale. La recente acquisizione (assieme ad Edf Invest) dell’aeroporto di Nizza con un’offerta da 1,22 miliardi, il terzo maggiore di Francia dopo quelli parigini di Charles de Gaulle e Orly per traffico passeggeri con 12 milioni di viaggiatori, ne è la chiara dimostrazione.