Mentre si attende il cda Mediaset di domani, quando verrà probabilmente respinta la nuova offerta di Vivendi, è possibile fare un bilancio per Cologno della inaspettata rottura. A farlo sono gli analisti di Equita che calcolano che Mediaset sarebbe costretta a consolidare la pay-tv line-by-line (con stima di oltre 100 milioni di perdite nel 2016). IN secondo luogo, nel 2017 ci saranno le gare per i diritti della Champions e della Serie A con necessità di nuovi investimenti. Infine, verrebbe a rompersi un`alleanza strategica con Vivendi con l’opzione di una possibile convergenza con Telecom Italia. In uno scenario di rottura con Vivendi si potrebbero ridurre le stime di Ebit del 8-10% e di utile netto del 20-25% nel periodo 2016-18 (per consolidamento della pay-tv e mancato contributo della quota in Vivendi). Dall`altro lato si aprirebbe una litigation in cui Mediaset potrà chiedere i danni (circa 1,5 miliardi richiesti) per la rottura del contratto, ma i tempi potrebbero essere assai lunghi.
Nel frattempo, sembra essere sceso il gelo tra la famiglia Berlusconi e Vincent Bollorè, il finanziere bretone che controlla Vivendi e ha tanti interessi in Italia: da Telecom (sempre controllata con Vivendi), fino a Mediobanca e Generali. Dopo anni di sodalizio con Silvio Berlusconi e i suoi figli (soprattutto Piersilvio), Bollorè è finito in fuorigioco: colpa del dietrofront di Vivendi sull’accordo per acquisire Mediaset Premium. La decisione dello stop all’accordo presentato ad aprile (a favore di altre condizioni che porterebbero il gruppo transalpino al 15% di Mediaset) sarebbe stata presa proprio da Bollorè e comunicata (con un certo imbarazzo) dall’amministratore delegato De Puyfontaine l’altro ieri al gruppo di Cologno. Ora ci si chiede perché Bollorè abbia fatto uno sgarbo di questo tipo alla famiglia Berlusconi. Per conquistare il bersaglio grosso, cioè Mediaset stessa? Oppure per altre ragioni? Di sicuro, un’operazione di questo tipo (in cui non viene onorato un contratto) potrebbe procurargli qualche problema di reputazione sul mercato italiano, dove gli interessi di Bollorè sono elevati: appunto Telecom Italia, Mediobanca e Generali.