Si susseguono le indiscrezioni su una nuova iniezione di cassa (da 5 miliardi) per il fondo Atlante, come iniziativa del Governo per risolvere il grosso problema delle sofferenze delle banche italiane (200 miliardi di euro lordi). Una iniziativa lodevole che potrebbe dare impulso a un mercato che si è totalmente incagliato negli ultimi mesi, tranne poche piccole operazioni. Ma la vera domanda è: da dove arriveranno questi nuovi soldi per il fondo gestito da Quaestio Sgr? Si parla di un utilizzo della liquidità (circa 450 milioni) contenuti nella Sga, la vecchia bad bank del Banco di Napoli. Oppure di un coinvolgimento delle casse previdenziali e dei fondi pensione nell’investimento. Infine, uomini del governo sarebbero andati a bussare anche a grandi fondi di private equity (come Investindustrial), che tuttavia non si sarebbero detti favorevoli (anche perché i private equity tradizionali per statuto non possono investire in attività come gli Npl). Potrebbe forse ancora partecipare la Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce il risparmio postale e ormai è diventata lo strumento per risolvere molti dei problemi del Paese. Resta da capire se le grandi e medie banche (come Intesa Sanpaolo e Unicredit), che hanno già partecipato alla prima iniezione di cassa di Atlante, potranno ancora essere “spremute” per dare nuove risorse. Quello che non convince molti investitori (soprattutto gli esteri che sono stati contattati e hanno declinato) è l’attesa di un rendimento del 5-6%, abbastanza basso se si confronta ad altre asset class globali. Ad esempio, per fare un confronto, perché le Casse previdenziali e i fondi pensione (che devono generare le pensioni dei migliaia di aderenti) dovrebbero investire su Atlante e sugli Npl (un investimento non proprio privo di rischi visto che si basa su quanto si riesce a recuperare da prestiti non onorati) e non sul più sicuro mattone, che è in grado di dare anche un rendimento maggiore? Ovvio che la moral suasion del governo potrebbe diventare importante, anche perché una ricapitalizzazione di Atlante sembra tra le poche soluzioni disponibili dopo la “chiusura” della Germania (e di Angela Merkel) ad aiuti di altro tipo per le banche italiane.
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