Grandi preparativi per lo sbarco in Borsa di Sia entro la fine dell’anno. Secondo indiscrezioni gli azionisti del gruppo, società leader nella tecnologia e nelle infrastrutture per il settore delle istituzioni finanziarie, delle banche centrali e della pubblica amministrazione in Italia e in Europa, avrebbero avviato un beauty contest fra le banche per scegliere i global coordinator dell’Ipo. Al lavoro al fianco dei soci, sebbene senza un mandato formale, ci sarebbe Lazard. Oggi la quota maggiore di Sia fa capo a un consorzio di investitori finanziari entrati nella compagine nel 2013, cioè il Fondo Strategico Italiano, F2i e Orizzonte Sgr. Sia, gruppo leader nelle reti di pagamento che gestisce 60 milioni di carte e i sistemi delle banche centrale europee, nell’ultimo bilancio approvato, quello del 2014, ha evidenziato a livello consolidato, un margine operativo pari a 95,2 milioni di euro, un utile netto a 60,8 milioni di euro e ricavi che raggiungono i 426,3 milioni di eurocon un miglioramento di 46 milioni di euro sul 2013. L’Ebitda di gruppo ammonta a 122,2 milioni di euro rispetto ai 106,5 milioni di euro del 2013(+14,7%). La copertura geografica dei servizi erogati dal gruppo Sia si estende attualmente a oltre 40 paesi in Europa, Medio Oriente, Africa e Sudamerica. In particolare nel 2014, Sia ha ribadito il ruolo di primo piano nell’Area Unica dei Pagamenti in euro alla luce della definitiva migrazione dei bonifici e degli addebiti diretti agli standard Sepa. Nel 2013 Sia era stata valutata oltre 700 milioni di euro, ma con la quotazione potrebbe sbarcare un gruppo di valore e dimensioni ben maggiori grazie alla crescita e allo sviluppo degli ultimi due anni. Il progetto di Ipo sembra dunque ben avviato dagli azionisti e non dovrebbero avere alcun impatto le indiscrezioni delle ultime settimane su un dossier di integrazione della stessa Sia con l’Istituto centrale delle banche popolari per costruire il polo italiano dei pagamenti. L’ipotesi, secondo i rumors, sarebbe stata ventilata dai fondi di private equity azionisti di Icbpi e sarebbe un piano alternativo alla quotazione in Borsa di Sia. Tuttavia il progetto sarebbe già stato accantonato da tempo dal Fondo Strategico Italiano, maggior azionista di Sia, che non vedrebbe come possibile l’integrazione con un proprio cliente (cioè la CartaSì posseduta da Icbpi) senza allontanare altri clienti che di CartaSi sono concorrenti. Inoltre Fsi non riterrebbe possibile un’integrazione in quanto in questo modo Sia finirebbe in mano a gruppi finanziari esteri e verrebbe così a mancare uno dei capisaldi dell’acquisizione di due anni fa, quando la società italiana dei pagamenti era stata acquistata dalle banche per mantenerne l’italianità.
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