Che ci fosse stata in passato una finanza segreta vaticana era noto da decenni. Che quella stessa finanza segreta fosse ancora ben viva e vegeta, malgrado gli interventi riparatori degli ultimi anni era invece meno noto. A svelarlo è stato anche il libro Avarizia, scritto dal cronista de L’Espresso Emiliano Fittipaldi. A impressionare non sono tanto vicende singole della finanza vaticana, quanto le gestioni economiche e finanziarie di alcune istituzioni della Santa Sede. Oltre alle gestioni recenti degli ospedali controllati dal Vaticano stesso.
Ma partiamo dalla ricchezza del Vaticano: la Santa Sede ha uno dei patrimoni più ricchi al mondo, frutto anche di tante donazioni del passato: si parla di 4 miliardi di immobili nella sola Roma. Secondo quanto indicato dall’Espresso lo scorso anno inoltre per la Cosea, la dissolta Commissione referente sull’organizzazione della struttura economica pontificia, «le varie istituzioni vaticane gestiscono i propri asset e quelli di terzi a un valore dichiarato di 9-10 miliardi di euro, di cui 8-9 miliardi in titoli, e uno di immobiliare»
Ci sono poi i centri di potere come lo Ior. Tutto sembra ruotare ancora attorno alla banca vaticana che negli anni 70 era stata al centro degli scandali finanziari sulla scia del crack del Banco Ambrosiano e per gli affari spregiudicati del “banchiere di Dio” Paul Marcinkus: proprio nel libro Avarizia si spiega infatti che lo Ior “non è stato ancora ripulito e che dentro il torrione si nascondono ancora clienti abusivi, gente indagata in Italia per reati gravi”. In altri casi, i soldi di alcuni di questi sarebbero spariti senza lasciar traccia dopo aver lasciato i conti dello Ior. Tutto ciò malgrado si sia cercata una svolta negli ultimi anni, prima con il presidente Ettore Gotti Tedeschi, poi con il successore Ernst von Freyberg. “Considerato offshore al pari delle Isole Vergini statunitensi o di Andorra – spiega Fittipaldi nel suo libro – nel 2010 lo Ior ha chiesto l’intervento degli ispettori di Moneyval, l’organismo creato dal Consiglio d’Europa. Proprio Moneyval ha redatto una relazione in cui ha spiegato che il Vaticano ha fatto “notevoli progressi” nell’adozione di misure normative per combattere il riciclaggio, ma che la nuova struttura “deve essere ancora provata all’atto pratico”.
Un capitolo a parte merita la gestione degli ospedali. E’ ancora viva nella memoria l’operazione dello scorso anno con la quale il Vaticano ha dovuto mettere mano al portafoglio per salvare i suoi ospedali romani. E’ stato un vero salasso quello costato al Vaticano per salvare le strutture sanitarie della Provincia italiana della Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione, ente in amministrazione straordinaria dal 2013. A comprare è stata infatti la Fondazione Luigi Maria Monti, una Fondazione posseduta proprio dalla Santa Sede. Tra le cinque strutture trasferite, sotto pressione finanziaria da anni, ci sono l’Idi-Istituto Dermatologico dell’Immacolata e l’Ospedale San Carlo di Nancy più altre tre strutture per un totale di giro d’affari di 120 milioni di euro con 1.334 posti di lavoro. Per questa inchiesta della Procura di Roma a rischiare il processo sono 40 indagati. Secondo il capo d’accusa le casse dell’Idi sono state saccheggiate attraverso una sistematica attività di spoliazione di risorse: un passivo patrimoniale pari a circa 845 milioni di euro, distrazioni di disponibilità per oltre 82 milioni di euro, un indebito utilizzo di fondi pubblici per oltre 6 milioni ed un’evasione di oltre 450 milioni di euro: è stato «quanto accertato dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza nel corso delle indagini chiuse dal pm Giuseppe Cascini.