Banche, casse di previdenza e cordate di private equity in campo per il fondo «salva-imprese», il nuovo strumento di turnaround voluto dal Governo che avrà come principale sottoscrittore la Cassa Depositi e Prestiti. Si fa sempre più completo il quadro dei partecipanti al veicolo che dovrebbe essere operativo per la fine del 2015 con una raccolta che dovrebbe essere tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Dopo l’adesione di una prima fila di investitori (cosiddetti garantiti fra i quali la Cdp con un impegno da un miliardo di euro e Poste Vita oltre a Inail complessivamente per altri 300 milioni) è ora la volta di investitori istituzionali, di fondi di private equity e di turnaround e, infine, delle banche. Si starebbe anche definendo il commitment finanziario di ciascun partecipante. Secondo indiscrezioni, tra i soggetti prossimi all’ingresso con un investimento ci sarebbe l’Enpam, la Cassa dei medici. Tuttavia Enpam, che avrebbe fatto una manifestazione non vincolante nelle scorse settimane, entrerebbe nella partita come investitore istituzionale (quindi non garantito) con un impegno di circa 50 milioni di euro. Per la quadratura del cerchio, si attende ora l’insediazione del consiglio di amministrazione della Cassa. Ma starebbero per aderire anche i primi investitori specializzati in private equity: cioè una cordata costituita da fondi, l’inglese Bridgepoint e l’italiano Orlando Italy. Questi due potrebbero fornire assieme un investimento in capitale di rischio per circa 200-250 milioni. Complessivamente i fondi di private equity, investitori quindi specializzati in turnaround, dovrebbero partecipare all’iniziativa con 600 milioni di euro. Quindi, teoricamente, mancherebbero da raccogliere altri 350-400 milioni. Contatti ci sarebbero, dunque, con altri fondi come Kkr e Cvc. Resta, infine, l’ultima fila di investitori, cioè le banche. Negli ultimi dieci giorni si sono infittite le discussioni fra l’advisor del Governo (cioè Vitale &Co) e i gruppi bancari. Dalle banche si attende di raccogliere altri 200 milioni. Con questa prevedibile suddivisione: Intesa e Unicredit con un impegno di 40-50 milioni, Mps con 20 milioni, il Banco Popolare, Ubi e Bper con 15 milioni e, infine, Bnl, Bpm e Cariparma con 10 milioni di euro. Uno dei passi fondamentali sarà il perfezionamento dello statuto del fondo (già scritto in una prima versione dallo studio di Piergaetano Marchetti) in modo da favorire una governance apprezzata dagli investitori in capitali di rischio.
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