I private equity Usa guardano al fondo salva-imprese di Cdp-Governo: tra i target Ilva ma anche Saipem. Ecco il piano

Sul tavolo del Cda della Cassa Depositi e Prestiti arriva il dossier del cosiddetto fondo salva-imprese. Il board di Cdp ha infatti deliberato la partecipazione al fondo di turnaround, approvando «la manifestazione di interesse, preliminare e non vincolante, a partecipare – con un ammontare fino a un miliardo di euro, in qualità di investitore garantito – al capitale della società di servizio per la patrimonializzazione e la ristrutturazione». In realtà, in base al contenuto di un documento riservato che Il Sole 24 Ore ha avuto modo di consultare, la struttura dell’operazione prevede alcuni paletti. Oltre a Cdp investiranno infatti altri soggetti finanziari. Il fundraising (cioè la raccolta di capitali) prevede impegni per una cifra che si aggira tra 1,5 miliardi e 3 miliardi di euro. Nel dettaglio, alla Cdp e ad altri investitori garantiti (come ad esempio i fondi pensione) dovrebbe spettare tra il 50% e il 70% dell’impegno finanziario. Gli investitori non garantiti (i cosiddetti unsecured investors) dovrebbero invece entrare nell’iniziativa con una quota del fondo salva-imprese tra il 30% e il 50 per cento. Proprio sulla ricerca degli investitori non garantiti, da affiancare alla Cassa Depositi e Prestiti, si sta focalizzando ora l’attività degli advisor (cioè Vitale & Co) e del consulente economico del premier Matteo Renzi, l’ex-manager di Luxottica Andrea Guerra. I sondaggi, in queste settimane, sembrano essere stati avviati soprattutto con grandi fondi di private equity statunitensi interessati ad investire sull’Italia. Uno dei punti cruciali, per i potenziali investitori esteri, sarà il rendimento ottenibile tramite l’ingresso in questo veicolo. A questo proposito il target in termini di rendimento composito annuo (chiamato in termini tecnici Irr).: potrebbe essere compreso tra il 10% e il 15% per cento, ma probabilmente anche di più. L’orizzonte di investimento, nei documenti riservati che sarebbero stati inviati ai possibili sottoscrittori, viene indicato in media in 5 anni dal momento dell’ingresso nell’azienda da ristrutturare. Per quanto riguarda i target si guarda alle aziende strategiche con una significativa quota di mercato e con un Ebitda positivo negli ultimi anni, senza specializzazioni di settore ma escludendo l’immobiliare e il finanziario. Nella pratica, saranno quelle aziende forti industrialmente ma con un temporaneo deficit di capitale oppure con problemi finanziari risolvibili con il giusto turnaround. Ma quali potrebbero essere gli obiettivi concreti del fondo salva-imprese? Si guarda all’Ilva, la società del gruppo Riva finita commissariata dopo le note vicende finanziarie e ambientali. Ma uno dei target potrebbe essere Saipem, gruppo leader in Italia nel settore dell’ingegneria petrolifera che è destinato ad essere deconsolidato dall’azionista Eni. Come tipologia di intervento potrebbero essere utilizzati aumenti di capitale, strumenti quasi-equity, bond oppure prestiti convertibili.