Il gruppo finanziario statunitense Paulson & Co mette nel radar anche le banche italiane. Potrebbe entrare da protagonista anche nel mondo del credito tricolore l’hedge fund Usa, che ha già il 6% di Pirelli e il 5% di Sorin. Secondo indiscrezioni il colosso degli hedge fund americani starebbe guardando con interesse a diversi dossier italiani: come l’aumento di capitale di Mps, ma anche il futuro consolidamento delle banche popolari e che vedrà protagoniste Bpm, Ubi Banca, Banco Popolare e Popolare dell’Emilia Romagna. Del resto, Paulson ha una forte esperienza nel settore bancario. Nel 2008 ha guadagnato 3,7 miliardi di dollari scommettendo sulla crisi dei subprime e lo scorso anno ha investito sul rilancio di alcune banche greche come Piraeus e Alpha. L’Italia sta diventando dunque il target successivo dopo la Grecia. Ma Paulson & Co è un fondo attivista. E in alcune vicende potrebbe anche provare ad essere protagonista. Come nel caso del riassetto di Pirelli. È stato infatti reso noto l’altro ieri che l’hedge fund americano ha messo sul piatto circa 450 milioni di euro per il 6% di Pirelli e ora, secondo diversi addetti ai lavori, potrebbe puntare a mettersi di traverso nel delisting del gruppo presieduto da Marco Tronchetti Provera e così opporsi alla successiva operazione di riassetto della Bicocca previsto con il nuovo assetto proprietario cinese-italo-russo e la fusione della newco sovrastante. Il fondo speculativo fondato dal finanziere John Paulson ha cominciato ad accumulare azioni Pirelli prima dell’assemblea della Bicocca, svoltasi a metà maggio. La decisione è stata presa negli uffici londinesi dopo il via libera dal quartier generale newyorkese. Il chiaro obiettivo potrebbe dunque essere bloccare il delisting e la fusione della galassia Pirelli, pronta a diventare a controllo cinese con ChemChina: magari sperando in un ritocco dell’offerta. Ma il disegno di Paulson potrebbe essere assai complesso da realizzare. ChemChina, che ha aggiunto un accordo per acquistare il 26% di Pirelli, lancerà infatti un’offerta pubblica sulla società a 15 euro per azione con l’obiettivo di toglierla dal listino. Se l’offerta non raggiungesse il 90% di adesioni, Pirelli rimarrà quotata e verrà in alternativa cercato di fondere la società con il veicolo che ha fatto l’Opa. Perché questa operazione passi è però necessario il via libera dell’assemblea Pirelli che delibererà in sede straordinaria con il voto favorevole di due terzi del capitale. Qui Paulson potrebbe cercare di opporsi con una minoranza di blocco, ma dovrà catalizzare attorno a sé altri investitori in modo da ostacolare il raggiungimento del 66,6% del capitale. Insomma, una scommessa molto rischiosa.
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