Dal caffè Zanetti-Segafredo alle carte speciali di Fedrigoni, fino alla cosmetica di Intercos. Ma anche l’Aeroporto di Bologna, Favini, i grandi magazzini Ovs, le antenne di Rayway, i portali di Italiaonline e le due società immobiliari Four Season, marchio famoso dei grand-hotel, ma anche Sorgente Group. Sembra non diminuire la febbre di Ipo, malgrado la frenata del luglio scorso quando hanno ammainato la vela verso Piazza Affari sia il gruppo delle scommesse Sisal sia Rottapharm (poi conquistata dalla svedese Meda). Hanno infatti già chiesto l’ammissione a Piazza Affari il gruppo Zanetti, Intercos, Favini, i grandi magazzini Ovs, Sorgente Real Estate, Fedrigoni, mentre anche le altre si apprestano al passaggio formale.
Resta da capire cosa si troveranno di fronte gli investitori da settembre in poi, quando le intenzioni di quotazione si concretizzeranno. Di sicuro, i dietro-front di luglio scorso prima di Sisal e poi di Rottapharm hanno dimostrato che il mercato è ben attento a selezionare, soprattutto quando si trova di fronte un’offerta variegata di possibili matricole non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Ci sono state, dunque, quotazioni di successo con Moncler e Fineco ma anche quelle più problematiche di Cerved (riuscito al prezzo più basso della forchetta) e Fincantieri (con l’offerta finita quasi esclusivamente al retail).
Una delle variabili a cui si dovrà prestare particolare attenzione resta quella della destinazione dell’incasso della quotazione. Il caso Sisal ha dimostrato che gli investitori istituzionali non vedono di particolare buon occhio una destinazione esclusiva dei capitali dell’Ipo alla riduzione del debito, tranne che alle spalle non ci sia una equity story di particolare crescita sulla quale far leva, come appunto nel caso di successo Moncler. In questo caso finiscono sotto i riflettori le Ipo di quelle aziende oggetto negli anni passati di un leverage buyout dei fondi di private equity.
Così si scopre che Ovs, una società cresciuta molto sotto la gestione del fondo Bc Partners e che ha chiuso il 2013 con un ebitda di 136 milioni di euro su ricavi appena sotto il miliardo di euro, ha ancora un debito di 984 milioni maturato nei confronti del pool di banche ai tempi del leverage buyout.
Altro fattore da prendere in considerazione sarà la tipologia del business delle aziende e la parte del fatturato generata all’estero. L’economia italiana non è infatti ancora uscita dalla crisi e sono più apprezzate dagli investitori le aziende che hanno la parte preponderante del giro d’affari prodotta fuori dai confini nazionali.
Molte delle aziende che si apprestano alla quotazione hanno infatti un business abbastanza domestico con l’eccezione di caffè Zanetti, di Favini ( leader mondiale nella ideazione e realizzazione di trame e disegni per la produzione di eco-pelle che trovano applicazioni in innumerevoli settori) e di Fedrigoni che oltre alle attività tradizionali come la carta per cataloghi, è uno dei fornitori della Banca Centrale europea per la stampa dell’euro. Infine, ci sarà da monitorare il ritorno in auge di due settori, che negli ultimi anni non hanno avuto gran fortuna in Borsa: quello immobiliare e alberghiero, con Sorgente e Four Season, e quello Internet, con la quotazione di ItaliaOnline, nata dalla fusione tra Matrix e Libero. Tutte matricole che rappresentano gruppi leader nel proprio segmento di attività, ma che dovranno comunque passare la selezione attenta degli investitori.