UniCredit è pronta a cedere altri investimenti nel private equity ad investitori specializzati sugli acquisti nel mercato secondario.
A rilevare un’altra fetta di partecipazioni in aziende e in fondi, sia in Italia sia in Germania dove il gruppo guidato da Federico Ghizzoni è presente con HypoVereinsbank, dovrebbe essere secondo le indiscrezioni ancora il fondo gestito da SwanCap Partners.
Si tratta di operazione la cui architettura è nata oltre un anno fa. SwanCap Partners è infatti una società con sede in Lussemburgo e in Germania, creata assieme al veicolo SwanCap Opportunities Fund sottoscritto da investitori istituzionali, proprio in occasione di un primo spin-off delle attività di UniCredit nel private equity. Nel 2014 proprio SwanCap Partners, dove la stessa UniCredit ha una quota di minoranza, ha raccolto altri 1,45 miliardi di euro tra i propri sottoscrittori.
Ora, secondo quanto raccolto in ambienti finanziari, dovrebbe essere annunciata un’altra operazione che dovrebbe ricalcare quella già realizzata un anno fa: con lo spin-off di altri asset che dovrebbero andare in gestione a SwanCap Partners.
Secondo i rumors ai fondi gestiti da quest’ultima dovrebbe passare infatti un’altra fetta di rilievo di asset sulla quota restante di investimenti diretti e indiretti nel settore (pari a circa 1,5 miliardi): già nel 2013, sul totale di oltre 2,5 miliardi di euro di quote di fondi di private equity e di partecipazioni di coinvestimento dirette nel capitale di aziende al fianco di fondi di private equity, a Swan era passata una quota di investimenti indiretti del valore di circa un miliardo.
L’operazione non fa che confermare la volonta di UniCredit di far uscire dal proprio perimetro partecipazioni non core-business della banca soprattutto in vista degli stress-test della Banca Centrale Europea di settembre: un’operazione di razionalizzazione che ricalca anche quanto la banca di Ghizzoni sta facendo nel settore dei non performing loan con la cessione del controllo della piattaforma Uccmb. È il caso di ricordare che già nel 2011 il gruppo guidato da Ghizzoni aveva ceduto una parte delle quote di fondi private equity in portafoglio, per 300 milioni.
Ma l’uscita dal private equity è una tendenza ormai in atto per le grandi banche. La stessa Intesa Sanpaolo starebbe riflettendo sul da farsi. In occasione della presentazione del piano industriale annunciato dall’amministratore delegato Carlo Messina e dove si indicava la strategia di uscita in alcune aree degli investimenti della banca, si sarebbe infatti fatto avanti l’investitore americano Neuberger Berman con il quale sarebbero ora in corso delle discussioni. Per Intesa Sanpaolo si parlerebbe, secondo i rumors, della cessione di un portafoglio di quote dirette in aziende e in fondi del valore di 400-500 milioni di euro. E sarebbe allo studio anche un trasferimento della struttura manageriale che in Ca’ de Sass si occupa della gestione di questo tipo di investimenti.
Si tratta di una tendenza a livello europeo che ormai accomuna tutti i grandi grandi gruppi sia bancari sia assicurativi. Axa ha ad esempio scorporato le proprie attività nel private equity, passate sotto la gestione del gruppo Ardian, creato in modo apposito per lo spin-off. La stessa Generali sta cedendo buona parte delle sue partecipazioni in fondi. E, nel passato, anche Barclays aveva scorporato i propri asset nel settore.