La Fondazione verso la cessione di un altro 9 per cento di Carige agli hedge fund

Nuovo riassetto in vista per Banca Carige. La fondazione genovese si preparerebbe infatti a cedere un ulteriore 9 per cento per scendere attorno al 20 per cento del capitale della banca dopo che dieci giorni fa l’ente è sceso al 29% collocando un 11% delle azioni in suo possesso.
In questi giorni sarebbero in corso discussioni con alcuni grandi fondi istituzionali e con hedge fund. L’obiettivo, secondo i rumors, sarebbe quello di spezzettare il pacchetto di titoli fra diversi soggetti finanziari esteri, in modo di vendere tre-quattro blocchi del 2-3 per cento. La trattativa privata resta la strada obbligata visto che, dopo l’operazione di collocamento dello scorso 21 maggio, la Fondazione genovese non potrà cedere altre azioni sul mercato per i prossimi 90 giorni.
L’ente dovrebbe così attestarsi poco sopra il 19%, dall’attuale 29%. A fronte dell’imminente aumento di capitale da 800 milioni varato dalla banca, la Fondazione ha cominciato a diluirsi negli ultimi mesi, scendendo dal 46%: le azioni sono state vendute a un prezzo medio di 0,43 euro con un ricavato di circa 150 milioni necessario a ridurre l’indebitamento di 200 milioni. Di sicuro, la strada scelta assieme all’advisor Banca Imi sembra quella della vendita a soggetti finanziari esteri (inglesi e americani) anziché la dismissione a soggetti con filosofia più industriale: non sarebbe infatti mai entrata nel vivo la trattativa per la cessione di una quota della banca alla Investindustrial di Andrea Bonomi, che si era mostrata interessata.
Tra i soggetti finanziari che starebbero guardando con interesse la banca ci sarebbero grandi hedge fund come York Capital e Monarch, dopo che nel complesso collocamento di una decina di giorni fa, deciso in pochi giorni e concluso concedendo un forte sconto agli acquirenti, sono entrati come soci gruppi finanziari inglesi e americani come Tosca Fund, De Shaw, Glg, fino all’immancabile brasiliana Btg Pactual, già socio di Mps. Proprio Btg, secondo le ultime indiscrezioni, non dovrebbe tuttavia accrescere la propria quota in Carige.
La Fondazione potrebbe restare, dopo la ricapitalizzazione, con una quota attorno al 15%, quindi diluendosi e seguendo solo in parte l’aumento con le risorse disponibili: iniezione da 800 milioni la cui tempistica sembra da definire rispetto alla previsione di giugno, visto anche l’evolversi dell’inchiesta giudiziaria che sta coinvolgendo gli ex-vertici della banca. Nel frattempo, la scorsa settimana la Fondazione ha avviato una rigorosa pulizia dei propri conti, chiusosi con una perdita di bilancio di 926 milioni, in gran parte causata dalla maxi-svalutazione del valore della partecipazione in Carige. Le azioni, finora restate in bilancio al prezzo di carico di 1,35 euro, saranno svalutate del 70% al prezzo di 0,43-0,44 euro.