Gli hedge fund americani puntano sull’aumento di capitale di Monte dei Paschi da 3 miliardi di euro. L’operazione della banca senese, secondo indiscrezioni, sarebbe allo studio dei grandi fondi di investimento che già nei mesi scorsi hanno investito forti somme sulle ricapitalizzazioni delle banche greche e spagnole.
I nomi che circolano sono quelli degli hedge fund statunitensi Paulson & Co (che ha già puntato sulle elleniche Piraeus Bank e Alpha), Baupost, Eaglevale, Falcon Edge, York Capital e Och-Ziff. Tra coloro che starebbero esaminando il dossier ci sarebbe anche l’hedge fund di Btg Pactual, il fondo della banca brasiliana del magnate Andre Esteves.
Gli hedge punterebbero a entrare nell’aumento di capitale con una somma relativamente bassa e guadagnare scommettendo sulla riuscita del turnaround messo a punto da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Del resto, questi fondi sono maestri nel cogliere occasioni di questo tipo. Il dossier Mps sarebbe arrivato anche a fondi sovrani (in particolare Qatar o Abu Dhabi) ma un coinvolgimento nell’operazione di questi gruppi finanziari – più abituati a scegliere opportunità meno rischiose – sembra difficile.
Nel frattempo, le banche stanno lavorando all’aumento di capitale. Il consorzio è formato da Ubs come global coordinator, Goldman Sachs e Barclays (entrambi come co-global). Secondo alcune voci, potrebbero presto unirsi delle banche italiane: tra i nomi che circolano ci sono quelli di Intesa Sanpaolo e Mediobanca.
A metà della scorsa settimana Ubs avrebbe sondato a Londra gli investitori e sarebbe emerso proprio l’interesse dei grandi hedge fund. Profumo si è rivolto a un banchiere che conosce da anni per la buona riuscita dell’aumento: Andrea Orcel, che guida l’investment banking della svizzera Ubs. Quest’ultima, non a caso, al suo timone ha Sergio Ermotti, che lo stesso Profumo conosce benissimo perché ha lavorato con lui in passato.
Come è emerso negli ultimi giorni, l’aumento da 2,5 miliardi che banca Mps ha detto di voler fare entro il 2014 per pagare il 70% del prestito statale ricevuto dal Tesoro con i Monti bond potrebbe essere alzato a 3 miliardi. L’operazione potrebbe essere definita nelle modalità e nell’ammontare in occasione dell’approvazione della trimestrale, il prossimo 14 novembre. L’incremento di 500 milioni servirebbe a pagare anche gli interessi sui 4,07 miliardi di Monti bond, con la cedola in pagamento a maggio 2014 per circa 400 milioni. Quanto alla tempistica dell’aumento di capitale ci sarebbero tre finestre.
La prima di partire all’inizio del nuovo anno, basandosi sui dati della terza trimestrale, una seconda tarata sull’approvazione del bilancio a maggio 2014 e una terza, data come meno opportuna perché a ridosso dei termini di fine 2014, dopo la semestrale.
L’operazione, comunque, non si presenta per niente semplice. Uno dei nodi è che i 3 miliardi di aumento di capitale dovranno essere sottoscritti quasi completamente, perché le banche potrebbero essere scettiche a formare un consorzio di garanzia per una cifra così elevata. Inoltre un aumento di capitale di dimensioni superiori all’attuale capitalizzazione della banca migliorerebbe il suo equilibrio economico-patrimoniale, ma determinerebbe una pesante diluizione degli utili prospettici per azione.
Poi c’è il nodo della quota (circa il 34%) della Fondazione, gravata da 350 milioni di debiti con le banche garantiti proprio da quelle azioni. A chi le chiedeva se tra le ipotesi ci sia anche quella di vendere l’intera partecipazione, la presidente della Fondazione Antonella Mansi ha detto che non ci sono tabù. Così la Fondazione ha dato mandato a Lazard per cedere sua quota ma è ipotizzabile che debba venderla a sconto, l’unico modo per attirare un investitore che dovrà poi anche sobbarcarsi l’aumento di capitale. Tra le soluzioni ci sarebbe così quella di vendere solo una parte, facendosi affiancare da un investitore. In questo modo si potrebbe venire incontro anche all’umore di chi, nella Fondazione, è favorevole al mantenimento di un’influenza nella governance di Mps.
Di fronte a una serie di rischi e problemi, ci sono però anche elementi positivi: da una parte la scommessa sulla riuscita del turnaround della banca, anche grazie a un management apprezzato all’estero; dall’altra la scommessa, soprattutto per gli hedge fund, su una ripresa dell’economia italiana che potrebbe trascinare anche il comparto bancario.